(Scarlet Records) In dieci anni gli Ulvedharr hanno espresso costantemente un suonare concettualmente vicino a sonorità scandinave e tedesche. Sia esso thrash o death metal i bergamaschi hanno esposto un suonare, per esempio, vicino agli Unleashed, il primo nome che può venire in mente messo in relazione con le loro cavalcate, e non da meno una parentela con i Bathory e forse anche il thrash metal teutonico. Poi negli ultimi anni, forse complice anche gli avvicendamenti di formazione, la band ha ormai indurito il proprio sound che guadagna così una pelle vissuta, non invecchiata. Alla band lombarda il merito di arrivare album dopo album a forme sonore senza fronzoli, senza orpelli. Insomma, a suonare il metal in maniera spontaneamente concreta, vera. I pezzi di questo dantesco “Inferno XXXIII” sono compressi, ritmicamente veloci, sulla distanza quasi non si distinguono, ma travolgono con irruenza. Scelta saggiamente la brevità, gli Ulvedharr arrivano a suonare tutto quanto per poco più di trentasei minuti, “Inferno XXXIII” mostra così un’abbondanza di thrash metal combinato a parti di un death metal scarno, ossuto. Ogni canzone ha un suo momento melodico di spicco, fornito da un riff portante, come per “A Full Reload Of Fear” che estremizza il melodic death metal, oppure da melodie tenebrose ma spedite, come per “Dagon”. Pezzi in stile “Revenge Loop” o “The Edge” presentano un impatto possente e tanta furia venata da solismi melodici delle chitarre. L’album ha impatto, come tutti gli album degli Ulvedharr, e ha solidità. Forse è spartano con le melodie e infatti le rasoiate delle chitarre sono tali, colpi brevi che però incidono. Chissà che la prossima volta la band insista proprio su queste ultime, anziché puntare sulle comunque robuste cavalcate edificate con riff più ritmi e un cantato altrettanto massiccio.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10