(House Of Mithology) Ok, già da un po’ gli Ulver ci stavano dicendo che il metal andava loro stretto, ma qui mi sembra che il sottile filo che li teneva ancorati seppur in modo flebile alla realtà musicale a loro più consona sia stato reciso del tutto. Dopo il precedente lavoro, ibrido live/studio, la nuova collaborazione con la House Of Mithology è un album pieno di suoni si, ma completamente slegato da una classificazione di genere. Ogni canzone è dedicata ad un importante e quasi sempre tragico fatto del secolo passato. Per esempio, uno dei brani è stato ispirato dalla morte di Lady Diana a Parigi. L’unico elemento che lega le varie tracce è la tragedia dietro il fatto raccontato… ma quali sono gli strumenti usati per raccontare queste storie? Ancora una volta il duo stupisce per caparbietà e genialità sonore. La coppia è davvero a proprio agio nelle varie contaminazioni sonore che permeano l’album. Quasi solo suoni sintetici con una debole parte ritmica, divagazioni al limite dell’improvvisazione che però non danno mai l’idea di essere messe in quel punto a caso. Ogni canzone è pura ricerca sonora e sperimentazione, la produzione d’altra parte è a livelli impeccabili. La voce carismatica di Rygg ipnotizza anche in questo caso, per un album che per una volta non è una colonna sonora ma un tributo alla sperimentazione in senso lato.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8/10