(Overhead Productions/Nordic Mission) Riff possenti, ultra tecnici, una precisione sonora chirurgica per questo album quasi interamente strumentale. C’è un po’ del sound dei Meshuggah, c’è un’esuberanza melodica travolgente, c’è una potenza ritmica lacerante. Metal, prog, elettronica, jazz, con tutte le divagazioni del caso: per i norvegesi Uncanny non c’è limite, né stilistico né di aperture melodiche. “Uncut” è prorompente, incalzante e rasenta virtuosismi ultra tecnici che aprono fino al mondo dei violini. “Noobjax” è un prog metal più ‘equilibrato’, almeno per quello che sanno creare gli Uncanny, “Circadian Rhythm” è più delicata, apre a vocalizzi, è più nostalgica, malinconica, mentre “Music For The Faint Hearted”, come indica in modo provocatorio lo stesso titolo, è pura pazzia ritmica e melodica, capace di evolvere sia in direzioni oniriche che in territori apocalittici. “Shroomsday”, con quel trombone distorto, è un altro palese esempio di quanto il trio riesca continuamente a spostare in avanti i confini del loro sound, mentre “5 Mile”, in controtendenza, offre disperate linee vocali interpretate dal batterista. La breve conclusiva ed oscura “At Least We Didn’t Try” accompagna lentamente verso l’epilogo, verso una assurda, presa di coscienza improvvisa, quasi un violento ritorno alla realtà, un traumatico risveglio da una dimensione onirica instabile, rappresentata da questi quaranta minuti di ispirazione artistica fortunatamente imprevedibile e apparentemente senza regole.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10