(Moribund Records) Certe sonorità sono insite nella cultura di chi le scrive. Un sostrato culturale dal quale non puoi scappare, quindi tanto vale lasciare scorrere la cosa dentro di te e sfruttarla a tuo vantaggio. In America ad esempio non c’è una cultura Black propriamente detta, visto che qualsiasi Blackster del Nuovo Mondo concepisce questo tipo di musica come una variante del Death, una virata furiosa di un genere che col Black non ha nulla a che vedere. Ecco quindi identificarsi un vero e proprio filone del Black, fatto di tempi veloci se non pestati, chitarre taglienti più che acuminate e un basso che serpeggia tra le tracce facendo da base a cantati maligni e blasfemi. Il tutto però eseguito con perizia, quasi con freddezza e distacco, tanto che quasi si perde lo spirito arrogante e menefreghista del Back Norvegese, decisamente più atavico e primordiale. Ecco, è come se gli Horna andassero a scuola di dizione musicale, per intenderci. Di sicuro gli Unhuman Disease sono dei fieri portabandiera di questo modo di concepire la musica nera, rientrando a pennello nel quadro musicale or ora descritto. Quindi ogni ascoltatore è avvertito: il Black in questo caso è “solo” un Death oscuro e potente quanto freddo e tecnico. Ad alcuni piacerà, ad altri no; ma mani come in questo caso mi sento di rispettare i singoli gusti musicali. Classico gruppo da usare ad occhi chiusi per entrare in un genere musicale. Nulla di più ma, soprattutto, nulla di meno. Stereotipati.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7,5/10