(Hellthrasher Productions) Scorre a ripetizione “Incendium”. Ascolto un flusso sonoro che è un braccio del fiume Lete che deborda sulla terra. Il male in mezzo a noi. La sinistra e terribile certezza dell’inferno che si palesa alle orecchie dei comuni mortali. Burial Hordes, due album con Pulverised Records ed ora una terza parola di infame black metal. Black di matrice greca e dunque melodie oscure, pesanti, ma agili. I greci sono così: gli odierni figli di Omero spesso hanno scelto il black metal per cimentarsi in una moderna, mostruosa e nuova forma lirica. Black metal forgiato con mid-tempo oltre ai canonici blast beat che con l’insieme del guitar working riportano l’ascoltatore ai primordi del genere, con le ondate alla Immortal, Marduk (a proposito, la produzione è di Devo Andersson) e via dicendo. La seducente bellezza del nuovo album dei Burial Hordes sta nel fatto che tutti i riff sono riusciti in fatto di malvagità e conseguenti melodie. Non si dimentica un brano dei Burial Hordes perché spesso sono delle nenie di oscurità che serpeggiano nella mente prendendola come un sortilegio. Black metal semplicemente umorale: alza i ritmi, li abbassa, distende riff aggressivi o malinconici, epocali o ancestrali. Narrazione del male, attraverso una poetica del suono che è qualcosa che sembra arrivare da epoche antiche o dagli anfratti più bui di quel luogo raffigurato in copertina.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10