(autoproduzione) Gli Utilitarian sono impegnati, schierati e dunque dicono la loro. Una volta l’hardcore punk era dire le cose come stavano, a volte sovraccaricando i significati e i concetti cantati o nei messaggi lanciati dalle band attraverso copertine, flyer, durante i concerti ecc. però era questo: dire concretamente le cose rabbiosamente, urlandole. Gli Utilitarian si mettono a fare la stessa cosa di una volta, suonando hardcore e metal e urlando con voce al vetriolo, quella di Jon Crowder. Loro sono inglesi e sono in tre, con Jon Addams al basso e Amara Wears alla chitarra e batteria. Il loro EP è una scossa elettrica. È metal estremo nello spirito del punk. Infatti “Police Bastard” ricorda nell’impostazione i D.R.I. ma nella maniera concettuale di quella velocità espressa e per come entrano le strofe nel brano. L’opener e title track è meno irruenta, ma rabbiosa quanto perfetta sintesi del loro suonare maniera hardcore metal. “Anarchy (Justice Without Order)”, “Police Truck” e “ACAB (Order Without Justice)” (questi ultimi due ricordano alla lontana i S.O.D.) sono i tre brani che compongono la scaletta che sbatte in faccia all’ascoltatore il marcio del nostro mondo, della nostra società e la nostra corruzione morale. Soprattutto è una condanna all’uso della violenza e alla celebrazione dell’anarchia. «C’è ordine, ma non c’è giustizia» canta Crowder e lo fa con dietro dei suoni netti, che esprimono odio e disprezzo. Argomenti urlati, condivisibili o meno, il modo resta quello con il quale un band punk dovrebbe concretamente fare.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10