(Bitter Loss Records) A dispetto di ‘soli’ cinque album prodotti, questo compreso, gli australiani sono in giro da ormai tre decadi. Il loro ritorno discografico interrompe un breve silenzio durato appena due anni, un ritorno decisamente urlato, visto il genere proposto. Il black death proposto è veloce tagliente, figlio della scuola a stelle e strisce. Eppure molti solo gli inserti atmosferici, come nella convincente traccia di apertura, e sono forse proprio questi ultimi e il loro uso ragionato a dare all’intera opera un alone epico, antico nel sapore, quasi riferibile al periodo d’oro del black norvegese, periodo in cui la sperimentazione era la regola. L’ascoltatore resterà piacevolmente stupito dal riconoscere, di volta in volta, accenni ai Cradle piuttosto che ai Dissection, andando a coprire quindi concezioni diametralmente opposte su come concepire il black metal. All’insegna della dinamicità, ma sempre con una coerenza interna, l’album si fa ascoltare che è un piacere, in una immediatezza dei suoni che paradossalmente rischiano di far sottostimare il suo valore. In definitiva, un album semplice quanto davvero poco banale. Davvero un equilibrio tanto delicato quanto accattivante.
(Enrico MEDOACUS) Voto: 8,5/10