(Indie Recordings) Dopo le peripezie che ritardarono il precedente ed ottimo disco (recensione qui), tornano più sballati che mai questi cinque svedesi con il loro stoner/sludge ricercato e provocante. Ormai il loro stile viene definito progrssive sludge, per il semplice fatto che oltre alla pesantezza grezza tipica del genere, i Vak divagano in maniera stupefacente, girovagando dentro turbinii psichedelici, arricchiti da impostazioni jazz e tendenze totalmente alternative, spesso -o sempre- deliziosamente imprevedibili. C’è un groove psichedelico con ambizioni cosmiche in “Passport”, pungente “Panorama”, è pura follia e disadattamento sociale “Sewer Café”. Doom e stoner pesanti? Eccovi “Q&A”. Il lato contorto del metal? Allora ecco “Speed Of Images”. Isterica e musicalmente contorta “The Map”, decisamente stoner-prog “Bodies” e la conclusiva “Melody Junkie”, quest’ultima quasi una lunghissima ed irresistibile jam session senza confini di alcun tipo. La cosa artisticamente stimolante è che, anche senza leggere i testi, il sound diffuso descrive perfettamente i concetti espressi, ovvero la descrizione dei contrati della loro città, ovvero Stoccolma; emerge il controllo da parte del potere, le vite vissute, le vite sprecate e quella città nordica viene qui suddivisa -come suggerisce il titolo- in varie isole, quelle che definiscono l’underground, gli aspetti meno turistici, i bar luridi e malfamati, i cinema sotterranei, i segreti che non si possono svelare.
(Luca Zakk) Voto: 9/10