(Blood Harvest Records) Giungono al quarto album gli statunitensi Valdrin, da sempre dediti ad un black metal melodico ed epico, inizialmente influenzati pesantemente dagli svedesi Dissection, per poi evolversi verso un sound più personale, culminato con il precedente “Effigy Of Nighmares” (recensione QUI), dove affioravano sonorità più affini ai Windir, con quella componente folk in grado di esaltarne ulteriormente la componente epica. “Throne Of Lunar Soul” completa l’evoluzione del combo di Cincinnati, che si avvale ora di parti orchestrali più imponenti, con fughe di tastiere che ricordano certe cose dei Symphony X, ma inserite in un contesto ben più estremo, come nel caso della meravigliosa “Golden Walls of Ausadjur”, punto d’incontro perfetto tra Dimmu Borgir, Rhapsody ed i citati Symphony X, mentre l’amore mai sopito per i Dissection si manifesta nel suggestivo arpeggio acustico che prelude alla trionfale conclusione del brano. Degna di nota la title track, caratterizzata da un crescendo ritmico ed emotivo dal sapore cinematografico, ulteriormente amplificato dalla conclusiva “Hymn to the Convergence”, drammatico strumentale per orchestra e pianoforte. “Vagrant in the Chamber of Night” coniuga black e power metal, con melodie incisive che ricordano i capitolini Stormlord. Un album che mette in mostra finalmente una personalità propria, pur pescando da da vari spunti, per una band senza paraocchi che non teme di osare.
(Matteo Piotto) Voto: 9/10