(Moribund Records) Ennesimo album di Vardan. Ennesimo calvario di pura depressione esaltata da una disperazione emozionale senza confini. “Unholy Lightness Summer” comunque si stacca -in un certo senso- dalla precedente produzione. Meno black metal, anche se rimane la costante dello slow tempo accentato da un hit hat che vibra con destabilizzante intensità. Il nuovo album vanta tantissimi passaggi acustici, vocals strazianti ma comunque minimali e meno estreme, tastiere diffuse ed un connotato palesemente teatrale, invadendo con prepotenza i territori del neo folk. Vari cori soffusi invadono con intelligenza e cura l’intero soundscape, il quale è diviso in tre imponenti brani (le parti da 1 a 3). Laddove negli album precedenti si infiltrava la componente più distorta, melodica o meno, con un groove di basso intenso e vari tipi di inserti elettronici o meno collocati su un generico ideale LoFi, sul nuovo disco è la componente acustica ad essere la parentesi dominante, aprendo ad un nuovo capitolo per la one man band italiana. Anche le linee vocali, seppur non strettamente clean, abbandonano il growl/scream tipico degli altri numerosi album. La fine di un percorso e l’inizio di un nuovo viaggio? Forse. Resta il fatto che ci troviamo davanti a quaranta minuti ricchi di emozione, un crossover tra DSBM e folk, con divagazioni darkwave. Se diamo un’occhiata alla discografia, è anche la prima volta che viene esibito un concetto solare come l’estate (Summer); finora c’erano ombre, funerali, tristezza, speranze annullate, nebbia, notti di luna piena, morte, sepolture e nostalgia. Ma non preoccupatevi: Vardan non si è trasferito nel lato luminoso della luna; rimane stabilmente dall’altra parte, quella non visibile, quella imperscrutabile, impenetrabile, desolata ed estremamente depressiva.
(Luca Zakk) Voto: 8/10