(Napalm Records) I Varg inneggiano al proprio fiero melodic pagan metal in maniera comoda, riproponendo i propri schemi e caratteristiche salienti per questo ottavo album in carriera. I bavaresi si fregiano di impennate tra melodic death e black metal e rispettando costantemente una cospicua dose di melodia che occupi per intero i propri pezzi. Melodie determinate sia da un retaggio pagano e folklorico ben udibile nelle composizioni di “Ewige Wacht”, al contempo da un melodic metal che stempera i momenti sospesi tra thrash, death o black metal che possano essere. Non una band estrema dunque, melodicamente riuscita, compiuta, i Varg sono abili a immergere nel tessuto metal, determinato da riff saettanti spesso terzinati, avvolgenti nei ritornelli che dilatano l’impianto melodico che aleggia su tutto. L’uso della doppia voce, Freki e Fylgja, amplia le possibilità e soprattutto con Fylgja la musica sembra acquisire contorni più ampi e possibilità impensabili, rispetto al canonico semi-scream di Freki. Proprio la canzone “Fylgja” esporrebbe al meglio questo concetto. Purtroppo il comparto delle sei corde di Morkai e Ulver si limita solo al riffing, all’accompagnamento e a qualche comunque lodevole armonizzazione. “Ewige Wacht” possiede diversi pezzi d’impatto e al di là della loro struttura, come “Járnsíðasleið”, “Morgenrot”, “Siegreiches Heer”, “Immer Treu”. Esistono brani articolati però con qualche esitazione in più nella musica che dilata i tempi di durata degli stessi, nei quali la band sembra avere inserito il pilota automatico e dunque si avverte qualcosa di piatto. Tutto sommato però i bavaresi hanno melodicamente lavorato bene, senza creare vuoti o momenti nei quali la musica non abbia un senso melodico. C’è meno sperimentazione e quasi zero folk che in passato, dunque un volto piuttosto diverso dei Varg.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10