(Antiq) Importante cambio stilistico in casa Véhémence. Prima di tutto se ne va il vocalist B.R., il quale ha cantato nel precedente disco di debutto “Assiégé” (recensione qui) con una voce prettamente death metal, lasciando il posto a Hyvermor, il quale vanta un timbro decisamente black, vagamente riconducibile a quello di Lord Lokhraed dei Nocturnal Depression. Scompare anche l’orientamento thrash, e si accentua la direzione artistica orientata al medioevo e alle storie dell’epoca. Quasi una band nuova, sostanzialmente, specialmente per quanto riguarda il sound che in questo “Par le Sang Versé” risulta avvincente, curato, intelligente e decisamente molto più black, più epic, più pagan. L’idea di fare un disco curato è altresì evidenziata dagli ospiti, come il drummer Thomas Leitner (ex-Harakiri for the Sky) o Lazareth dei Peste Noire al quale è stato affidato il reparto fiati (trombe, flicorno, ecc). In quasi un’ora di musica, l’album non perde colpi e riesce a condurre l’ascoltatore attraverso la storia raccontata, forse con qualche allungamento non necessario il quale, tuttavia, non risulta eccessivamente scomodo. Subito sferzante e molto epica la title track posta in apertura, la quale dimostra da subito che la nuova incarnazione della band è efficace e molto redditizia. Lunghissima (la più lunga) ma molto bella e grintosa “La Sorcière du Bois Lunerive”, canzone dotata di un main riffing irresistibile, costruito su un mid tempo che continua ad alternarsi a sfuriate selvagge, mentre melodie costruite con un feroce tremolo continuano ad innalzare il livello di un brano che sa evolversi verso delle tematiche folk e corali molto intense. Pura musica medioevale con “L’Étrange Clairière : Partie I”, mentre è puro black metal quello che fuoriesce da “L’Étrange Clairière : Partie II”, un black capace di strizzare l’occhiolino anche ad un buon funeral doom, prima di una sublime sezione di flauti e musica nuovamente appartenente all’epoca oscura per antonomasia. Teatrale “La Dernière Chevauchée”, maledettamente epica -sulla scia dei Windir- l’ottima “Passage dans les Douves”, un’altra canzone che offre spazio a fiati folk ritagliando una sezione di mezzo molto atmosferica, brutalmente sfumata su un ritorno di violenza epic black. Cura teatrale. Mid tempo travolgenti. Momenti atmosferici e folkloristici irresistibili. Se con il disco precedente i Véhémence mi avevano convinto con dell’originalità piuttosto che con dell’efficenza, questo nuovo album – la cui originalità è un po’ più ristretta- la tematica rimane ben sviluppata e si focalizza su l’efficacia e la potenza dei brani per rendere l’intera opera indubbiamente irresistibile e deliziosamente convincente!
(Luca Zakk) Voto: 8/10