(Season Of Mist) Mistico, impressionante e ispirato il secondo lavoro di Will Hunter, multistrumentista che attinge sia concettualmente che musicalmente dalla tradizione nordica. I suoi poemi sonori sono solenni, ritualistici e in sintonia con tradizioni e miti pagani, nonché animistiche e votate alla natura. Sono costruiti principalmente con strumenti tradizionali, ricavando un neofolk che si taccia di momenti psichedelici, di mantra cosmici e ispirati dalla Madre Natura che viaggiano allungandosi attraverso le ere del tempo. Folk, tradizione popolare, miti ma tanta e tanta sonorità da viaggio, da evasione dalla realtà circostante. Musica recitata, cantilenata, cantata, quasi pregata a tratti, con rituali dimenticati che innalzano questo massiccio e maestoso elemento sonoro che va oltre ogni tipo di catalogazione. Musica d’atmosfera, sia che abbia parti cantate che suonate. Lira, batteria, arpa e il resto sono elementi – tra questi chissà se ci sono anche dei sintetizzatori – che creano tappeti che si dilatano e viaggiano oltre il tempo. Con Will Hunter anche la cantante Hrafnhildur Inga Guðjónsdóttir, per equiparare il cantato maschile, fornito anche dallo stesso Hunter quanto da Sigurboði Grétarsson, anche lui musicista. La produzione e l’architettura sonora è di Gísli Gunnarsson.
(Alberto Vitale) Voto: 9/10