(SPV) Assieme a molti altri colleghi recensori, negli ultimi anni mi sono entusiasmato per tanti prodotti composti da giovani e giovanissimi nello spirito dell’heavy metal degli anni ’80: ho lodato (e sia chiaro, continuo a farlo!) dischi che non avevano assolutamente nulla di originale, ma erano capaci di ricreare, grazie a un amore sconfinato e istintivo, ma anche ad una cura maniacale per i dettagli, le atmosfere di un’epoca d’oro. Presumo, leggendo i colleghi Luca Zakk e Alberto Vitale, che lo stesso accada nell’ambito del black metal, dove formazioni nate nel 2011 si impegnano a suonare raw e trve come i Mahyem con Euronymous; l’amico Matteo Piotto, sempre su queste pagine, si esalta per ragazzini che copiano i Sodom e i Megadeth; ora, perché qualcosa del genere non dovrebbe succedere per il power metal, genere quanto mai bistrattato e offeso come negli ultimi anni? Gli Air Raid, che ho recensito proprio in questi giorni, possono vestirsi come gli Heavy Load e suonare come se fossero nel 1984, ma i Victorius dovrebbero essere ridicolizzati se riproducono il sound del 1997? Siate coerenti, cari metallari polemici e sempre in balia delle mode e dei revival del momento, e tributate i giusti onori ai Victorius! I tedeschi, che tra l’altro esistono dal 2004, sono al terzo album, e sono fermi ai tempi di “Symphony of Enchanted Lands”, “Somewhere Out in Space”, “Visions”, “Iron Savior” e “Glory to the Brave”, non a caso tutti dischi usciti… sì, nel 1997, che è anche l’anno in cui ho iniziato sul serio ad ascoltare heavy metal, e si sa che il primo amore non si scorda mai… Ora, se adottate lo stesso metro che si usa per gli Enforcer, “Dreamchaser” diventa un capolavoro assoluto, una vera e propria summa di power metal pensato come se fosse uscito nel momento del suo massimo splendore! E ci tengo a precisare che neanche una nota è originale… “Twilight Skies” apre il disco con toni incredibilmente alla Dragonforce (l’esordio è pressoché identico a quello di “My Spirit Will Go On”); “Dragonheart” è ancora più epicamente power, per un paragone recente si potrebbe pensare agli Orden Ogan, ma i Victorius si richiamano con ogni evidenza, e senza intermediari, ai Rhapsody e agli Stratovarius. Più arcigna in alcuni passaggi “Fireangel”, che comunque ha un refrain assai orecchiabile e incisivo; inclina proprio verso il power tedesco macchiato di speed la breve e martellante “Battalions of the Holy Cross”, con la quale si pensa agli Iron Fire (sì, lo so che sono danesi, ma hanno comunque uno stile mitteleuropeo!) o ai Mystic Prophecy. “Speedracer” si volge al neolclassico, con lo stile degli Iron Mask ma ovviamente guardando a Malmsteen; la conclusiva “Silent Symphony” pesca a piene mani dagli esordi degli Hammerfall. “Dreamchaser” mi ha convinto, nella sua elementare fedeltà al genere, praticamente dall’inizio alla fine: spero sia l’inizio di un metodico e amorevole revival di power metal fatto come Odino comanda!
(René Urkus) Voto: 8,5/10