(Folter Records / Alive) Mai originali i Violentor, forse anche prevedibili nella loro cruda essenza, fatta di un ibrido tra Possessed, Venom, Slayer della prima ora, i Motörhead ovviamente e infine la croce rigorosamente rovesciata. Questo sono e questo lo sanno fare e bene. “Burn In Metal” è la nuova opera di nichilismo, distruzione e lingua di fuoco perché arroventa bestemmie, insulti, ingiurie, gesta di serial killer e critica sociale e politica. Soprattutto è una delle cose più belle che la band toscana che vede al timone, nello specifico al microfono e chitarra, Alessio Medici, abbia concepito. Sono il termine ultimo del metal, il suonarlo con fragore, indomita passione e irriverenza, facendo perfino il verso a Tom G. Warrior con il reiterare il suo “uh!”. Tutto è proporzionale alla voglia di distruggere ogni cosa, attraverso un modulo che sposa speed, thrash, death e black metal. Michał Golbik, batteria, Roy Noizer Elguera, al basso, con ‘Dog’ Medici celebrano 20 anni di metal a testa bassa, corna al cielo, senza compromessi e guardando con odio solo all’estremismo musicale. Per tutte le invettive colorite e non, in lingua italiana e inglese, la blasfemia possibile, i Violentor non sono altro che il collegare gli strumenti, battere il quattro e andare. La vera essenza è questa e il resto è solo selvaggia e primitiva attitudine.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10