(Spinefarm/Universal Music) Se questa band danese sbanca con le vendite (parlo di “Beyond Hell / Above Heaven”), un po’ ovunque è perché sono bravi. Semplice e chiaro, nessuna altra motivazione. Il nuovo album dei Volbeat è però l’ennesimo esempio di qualità e su come il metal contemporaneo (ma non solo questo genere) sappia fondersi con generi più classici, come il rock ‘n roll, il punk, ed altri derivati direttamente dal metal stesso. Le canzoni di “Outlaw Gentleman & Shady Ladies” vedono anche il contributo nel neo chitarrista Rob Caggiano (ex Anthrax e The Damned) e testi che raccontano di leggendari fuorilegge di due secoli fa. Il tessuto del songwriting questa volta però sembra meno robusto. Il metal non è scomparso, ma il sound si è affinato attraverso un songwriting più variegato e alleggerito da melodie che sanno spaziare e delinearsi. Ennesima prova vocale maiuscola di Michael Poulsen, il suo timbro è sempre ottimo e confortevole. Tra i pezzi non mancano spunti di una certo peso, vedi il thrash leggero (un po’ alla Metallica di oggi, i quali sovvengono a più riprese nelle canzoni dei Volbeat) di “Room 24”, nel quale contribuisce anche King Diamond, in quella che è una canzone molto oscura ma ovviamente anche dai risvolti classici, visto l’ospite. Parlando di ospiti va citata anche Sarah Blackwood (dei Walk Off The Earth) che abbellisce il country rock di “The Lonesome Rider”. Altro momento robusto è “Doc Holliday” e c’è anche “The Hangman’s Body Count”, con l’inserto del banjo su un tema western, e tuttavia la carica arriva anche da soluzioni più immediate e leggere, come l’hard rock di “The Nameless One”. Nel complesso però non credo esistano canzoni da sottovalutare nell’album e tutti completano un quadro dalle diverse sfumature. Tutto funziona e credo che i Volbeat si guadagneranno la stima generale, di pubblico e critica, anche questa volta.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10