(Avantgarde Music) Di loro, anzi di lui non si sa nulla… tranne il nome (o il simbolo che lo rappresenta), la provenienza (Svezia) e il fatto che questo disco è il debutto del progetto. Considerate le sonorità cosmiche, ispirate dal gelo della desolazione interstellare, siamo davanti ad un black ricco di atmosfera, di synth, un incedere scolpito da una drum machine molto ben programmata, la quale non mira a tempi indiavolati (sullo stile dei Mysticum) ma ad un groove incalzante che tuttavia mette ben in chiaro che ‘dietro le pelli’ non siede un essere umano, piuttosto un androide che trova l’ispirazione nel turbinio di freddo siderale che lo avvolge, lassù, nell’infinità spazio temporale che esiste -in costante evoluzione- tra un pianeta e l’altro, tra un astro e l’altro, tra una galassia in espansione e l’altra ormai inesorabilmente verso l’involuzione, il declino, la terrificante implosione. Riff glaciali ed evoluzioni carnali, synth che imperversano dentro un non-mondo fatto di circuiti digitali, linee vocali che esprimono tutto il gelo mortale di un inferno collocato ben oltre l’atmosfera, ben lontano dagli inferi sulfurei del nostro piccolo pianeta. Galassie, stelle, mondi, forme di vita che vengono risucchiati dall’impeto catastrofico dell’oscurità. Tempo distorto, piegato, annullato, incredibilmente espanso. Tra i leggendari Darkspace e disumani già citati Mysticum, passando per diverse influenze anni ’90, Covenant della fine di quel decennio in primis!

(Luca Zakk) Voto: 8/10