(Masked Dead Records / Sulphur Music) “Cultores de Perdas e Linna” rappresenta il terzo album in venti anni per i Vultur, nonostante ciò non hanno mai incrociato le braccia e di fatto sono autori di una discografia colma di pubblicazioni minori. Riemergono dopo undici anni dal precedente album, con un furioso black metal suonato praticamente al limite. Lorenzo Balia, batterista, è un motore infaticabile e sospinge quelle stramaledette chitarre che costruiscono trame su trame, riff su riff attraverso un tremolo cantilenante. Un continuo andare con passo svelto da parte di Nicola Spaziani, un chitarrista che alleandosi con il resto della band, determina questo black metal come un atto dunque estremo. Eruttano fuoco e fulmini per trentacinque minuti, travolgendo ogni cosa e in una maniera tutto sommato novantiana. Dunque si assiste a un grado di grezzume diluito tra queste melodie oscure, a tratti vicine ai Dissection quando sono ordinate, oppure agli Immortal o i Belphegor, quando i Vultur si rendono tempestosi e spietati. Proprio questo senso di black metal così tagliente di una volta è forse l’elemento più affascinante di “Cultores de Perdas e Linna”. I sardi suonano con un proprio stile fatto attraverso minutaggi brevi dei pezzi. Il risultato finale vede poco più di mezz’ora di durata per l’album per un suonare senza fronzoli.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10