(Greyhaze Records) Ascolto ormai da alcuni anni tanto di quel death metal, che mi giunge prevalentemente dagli Stati Uniti, che ormai non mi aspetto più nulla dal genere. Insomma, ascoltare è diventato capire se una release è buona oppure no. Questo discorso posto in apertura dell’album dei Warfather non è casuale. La band segna il ‘ritorno’ di Steve Tucker, colui che venne chiamato dai Morbid Angel per sostituire Dave Vincent. Dopo il progetto di Nader Sadek, nel quale il cantante-bassista poco mi ha entusiasmato nella sua prova, è arrivato il momento di darsi a qualcosa di concreto e di proprio e Steve Tucker decide di farlo armandosi della sua voce e di una chitarra, affiancandosi all’altra con un certo Armatura, Avgvstvs al basso e Deimos alla batteria. Quest’ultimo ha precedenti in Pig Destroyer 666 e Sinister, tra gli altri. Nel complesso “Orchestrating the Apocalypse” mi sembra un album abbastanza buono e se vi chiedete da subito perché ‘abbastanza’, allora sappiate che se sospettate che suoni troppo vicino ai Morbid Angel, allora ci avete visto giusto. Il grosso vocione di Steve e la sua sortita con la chitarra e non il basso, piazza una prova complessivamente gradevole, ma non posso nascondere che personalmente adoro la band di Azagthot, questo forse mi pone in un’ottica di apprezzamento superiore a quella che magari sarà una valanga di critiche o di Trey Azagthoth, questo forse mi pone in un’ottica di apprezzamento superiore a quella che magari sarà (o almeno io sospetto) una valanga di critiche o di puntualizzazioni mirate a far notare come i Warfather mettano poca farina dal proprio sacco. Premetto una cosa, io Steve Tucker lo capisco, cioè se suoni per qualche anno e ci fai album e tour con i Morbid Angel, allora qualcosa assimili. Lui ha succhiato nella sua inventiva di novello chitarrista quella tipica cattiva malvagità di fondo che permea le melodie epiche e sovrannaturali. Penso ad un brano come “My Queen Shall Not Be Mourned”, forse uno tra i migliori dell’album, nel quale i suoi ex colleghi compaiono in modo inequivocabile. Il death metal suonato dai Warfather è sinistro, cupo, inquietante. Le atmosfere sono anche raggelanti in alcuni casi, hanno scatti d’impeto da incubo e momenti di tecnica più o meno interessanti, anche grazie ad una trama del riffing serrata ed al drumming di Deimos che è epocale nella sua dinamicità e capacità di incollarsi alle variazioni dei pezzi. Prestazione eccellente la sua. Tuttavia ciò che in questo lavoro non mi convince del tutto è la struttura dei pezzi. Si, proprio quella. Ho l’impressione che in alcuni casi Tucker e compagni la tirino troppo per le lunghe riproponendo a più riprese sequenze già udite, con il risultato di dare un certo non so ché di ripetizione o di eccesso. Stiamo parlando, almeno per due dei componenti della band, di quello che è un debut album, quando in realtà loro ne hanno già fatti un bel po’ e a questo punto non so bene cosa pensare. Non mi è dato sapere chi ha scritto i pezzi, non ho molti crediti della release, ma nella sostanza la band si rivela acerba, se si pensa a quanta derivazione c’è nel sound (tra l’altro lo sento molto equalizzato) e nel songwriting. In futuro c’è bisogno di andare oltre certe idee o apparenze che siano.
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10