(Vic Records) Quesito: se una band olandese che presenta Adrie Kloosterwaard, voce dei Sinister, Ron van de Polder, chitarrista, fondatore ed ex Sinister, Paul Beltman, chitarrista e batterista , anche lui ex Sinister ed ex Supreme Pain proprio come il bassista Erwin Harreman, tira fuori un album, secondo voi il sound a chi potrà somigliare? Si, a quelli, ma con meno potenza. Le progressioni dei riff sono inarrestabili, continuate, senza sosta. Un flusso dirompente proteso in avanti e avulso da pause o variazioni sostanziali. Tradotto, alcuni pezzi finiscono con il somigliarsi. Anche il bravo Paul Beltman, autore di rullate sui tom da urlo, si crogiola troppo in tempi che mirano a battiti ossessivi sul rullante, mentre si prodiga con la doppia cassa (per altro poco udibile). Il risultato è quello di dover affrontare un album che a metà del suo percorso ha praticamente detto ciò che aveva da dire. Più articolato il riffing di “False Positive System” ed anche “Corpse Field”; si segnala anche “The Smell of Victory” per il fatto di abbassare i beat, e l’iper veloce “The Hell Room”, l’opener è il prototipo di molti brani seguenti ma alcuni sono meno dinamici e certamente più prevedibili. “Blessed in Sin” è un album che sentito a rotta di collo per un certo numero di volte, rischia poi di rimanere a lungo chiuso nella custodia. Si chiameranno anche Weapons To Hunt, ma c’è quel legame (arrugginito?) con tematiche sonore ormai ampiamente sfruttate.
(Alberto Vitale) Voto: 5,5/10