(Comatose Music) Nuova offesa, la terza per i texani dal sound oscuro e brutale. Terzo album che segna l’identità definitiva di una band che intona il proprio brutal death metal con sporadiche intenzioni black metal, sprigionando una raffica di morte e devastazione. Da subito si avverte il lavoro insistente e privo di soste del batterista Sam Axelrad che nel suo incedere segue ogni minima variazione delle chitarre e dell’andamento generale dei pezzi. Tra le sei corde di Ryan Sylvie e Phil King ecco il basso di Alan Berryman, ombra importante perché rende più profondo il campo di morte dei Whore Of Bethlehem. I pezzi partono con una fase introduttiva nella quale c’è sempre una melodia fosca e inquietante, poi esplode la cinica, serrata e devastante macchina di morte portata avanti da un riffing che durante i pezzi presenta più variazioni. Una band forse non definibile technical ma i ragazzi del Texas sono concretamente folli, il numero di cambi di passo, per non parlare di riff nei pezzi è smisurato. Contandovi poi il rullare di Axelrad che non si sposta di un millimetro dalle direzioni del momento, viene fuori un ritratto generale sorprendente. “Nails In Your Coffin”, la truce e tiratissima “Vermin”, la maestosa “Ritual Homicide” e la spavalda “Monolith Of Creation” sono alcuni momenti esaltanti dell’album ma il resto non delude e non è considerabile di un livello inferiore. Lo stile dei texani possiede maestosità come i Morbid Angel della gloria e la furia iraconda dei primi Deicide ma i Whore Of Bethlehem non ricordano le due divinità, semmai sono solo un metro di misura per descrivere questo rituale dedicato alla morte.
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10