(Inner Wound) Ricordavo il nome dei Wind Rose per via dell’ottimo debut “Shadows over Lothadruin”; mi sono colpevolmente perso il loro secondo disco, uscito nel 2015, ma li riprendo per il terzo, questo “Stonehymn” che mi mostra un sound decisamente mutato, più vicino a quello che per un breve periodo si è chiamato ‘battle metal’, e che mi sembra ispirato principalmente ai Turisas. I nove brani di questo full-length si dividono equamente fra atmosfere western (prerogativa questa degli Ensiferum) e fantasy (con i nani di Tolkien a fare da ispiratori), per 48 minuti di buon impatto e variabili atmosfere. Cori potenti ed epici, e un wall of sound granitico ci accolgono in “Dance of Fire”, dove gli scoperti omaggi a Morricone costituiscono un gradito extra, e le sgroppate western sono ottimamente riuscite. Epica e maestosa oltre ogni dire “Under the Stone”, mentre “To Erebor” ha alcuni passaggi molto simili all’inizio di “Venetoi/Prasinoi” dei Turisas. Ancora atmosfere altisonanti e tirate per “The Wolves’ Call”, cinematografica e addirittura sovraccarica in qualche passaggio; si chiude con la fluviale “The Eyes of the Mountain”, in cui riemerge nel sound un’anima più genuinamente folk. Un disco che possiamo certamente definire originale: in ambito power non è affatto poco, i miei complimenti a questi ragazzi pisani!
(René Urkus) Voto: 8/10