(Avantgarde Music) Inarrestabili gli americani Windfaerer! Hanno fatto passare tre anni dall’ultimo “Alma” (recensione qui), ma tornano ora possenti ed intriganti, con un imponente lavoro che conferma la loro direzione black/folk, tanto ricca di violenza quanto di suggestiva ambientazione. “Breaths Of Elder Dawns” mostra un notevole passo in avanti, una affascinante crescita compositiva, una band compatta con una line up confermata, composta da membri che remano tutti nella stessa direzione, contribuendo a rendere il nuovo lavoro tanto complesso quando fruibile, tanto ricco di dettagli quanto capace di regalare quel senso di aggressività scatenata tanto caro agli amanti delle sonorità estreme. Impattante e maledettamente catchy “Oxalá”, brano con un ottima convergenza tra black d’assalto e teorie folk. “Depletion” è un brano lungo, complesso, teatrale, ricco di divagazioni le quali toccano il prog, offrono un violino favoloso, un incedere grintoso. Dopo l’intermezzo idilliaco di “A Forbidden Path”, l’ottima “Into The Mist” offre atmosfera, con un crescendo dal mid tempo verso ritmi più intensi, senza dimenticare parentesi prog dal sentore spirituale, proseguendo in una direzione trionfale. Oscura, tenebrosa “Astral Tears”, forse il brano che più ricollega a quelle radici del black americano (Panopticon in primis). Dopo un’introduzione dal gusto scozzese (una gaita suonata dall’ospite Fernando Vázquez Regueira), “Starcrossed” propone un raffinato assalto frontale, sempre sferzato da melodie brillanti, aperture che ricordano gli Iron Maiden ed una alternanza tra riff a base di tremolo e momenti epici; anche questo brano ama disperdersi verso attimi sognanti, anch’essi bruscamente devastati da riff più penetranti, linee vocali disperate e ricche di sofferenza. Infinita la malinconia che emerge da “Longing To Ascend”, brano ricchissimo di seducenti archi (non dimentichiamo che uno dei membri della band suona violini, viola e violoncello!), mentre la conclusiva “Entombed In Glacial Waves” diffonde una graffiante malinconia, una conclusione tanto sofferta quando ricca di epico senso di gloria. “Breaths Of Elder Dawns”, nella sua durata consistente (oltre un’ora), farcito da brani di corposa lunghezza, parla di speranza, tradizione, di una natura che soffre; di sogni, di incubi, di cose che iniziano luminose e che finiscono nell’ombra, nel confortevole abbraccio della morte. Un album che rimpiange senza glorificare un tempo ormai passato. Un album introspettivo, che fa riflettere, che fa pensare. Che invita a ragionare sulla nostra esistenza, su una vasta e complicata dimensione umana; su tutto il bene, su tutto il male; sui vari meriti e sulle innumerevoli colpe.
(Luca Zakk) Voto: 9/10