(Frontiers Records) Attendevo con ansia il nuovo lavoro dei Winger. Una band strana, particolare, molto personale che arriva così al sesto album dopo 27 anni dalla prima formazione (break up compreso). Una band che ha saputo reinventarsi, rigenerarsi, ricostruirsi con una formazione che mantiene inalterati i tre membri originali (Kip, Reb e Rod). Dagli albori prettamente hair metal, fino alla sfortunata, ma bellissima esperienza di “Pull”, album che riassumeva il trend e la decadenza anni ’90 in chiave hard rock, ma che portò all’oblio e allo scioglimento. La band tornò poi nel 2006 con “IV”: molto più pesante della produzione passata, più riflessivo, più maturo… fino al capolavoro assoluto: “Karma”, uno dei miei dischi preferiti dell’intera storia del metal. E’ per questa ragione che attendevo con ansia, ma anche con paura questo annunciato nuovo lavoro, considerato il livello del precedente. Un timore trova immediato sollievo considerata la varietà musicale proposta, le caratteristiche principali della band sapientemente mantenute, e quella classica tendenza al reinventarsi tipica, come ho detto, dei Winger. Il nuovo disco (dedicato allo scomparso Mike Shipley, che produsse “Pull”), che nella versione in mio possesso vanta una bonus track ed un DVD (con video e making of), apre con “Midnight Driver Of A Love Machine”: titolo e testo molto hard rock (ma con la tipica ironia e songwriting), canzone potente, graffiante, pesante, con la tagliente e poderosa voce di Kip. Il pezzo scorre dinamico, è ottimamente suonato, e vanta un assolo avvincente. “Queen Babylon” è ancora potentissima, vanta un uso stupendo delle tastiere, ritmica travolgente, assolo cattivo ed evidenza un lato molto progressivo della band, quasi un lato inedito, oppure semplicemente un altro passo avanti nell’evoluzione artistica che ha sempre caratterizzato i Winger. “Rat Race” aumenta la velocità: una canzone cattiva, ritmata, con un ottimo ritornello, Kip al massimo ed un ulteriore esempio della versatilità del quartetto. La title track mi delude, e mi coinvolge contemporaneamente. Musica tranquilla, semplice, ai confini dei un rock/pop, ma costruita su una chitarra bellissima, divagazioni strane ed un testo provocante. Il prog torna con “Tin Soldier”: voce calda e coinvolgente, musica complessa, in costante evoluzione, con dettagli che si aggiungono passo passo, intensificando l’esperienza, le sensazioni, l’imponente dinamica della canzone. “Ever Wonder” è una ballad che fonde un hard rock classico e pieno di tastiere spaziali, con creatività, calore, profondità compositiva. Il prog è sempre vivo, i dettagli sono tanti, e Kip riesce a far sognare con la sua voce. Bella e scorrevole “So Long China”, linea vocale avvincente con chitarra pesante e tagliente. “Storm In Me” è forse uno dei migliori pezzi dell’album: ancora una volta un prog quasi teatrale, con Kip primo attore ed ottimo interprete di un testo sofferto, disperato. E’ stupefacente, dopo vari ascolti, sentire come una canzone apparentemente composta da un semplice hard rock potente, si possa rivelare per quello che è, ovvero una sublime concentrazione di arrangiamenti intelligenti, tastiere perfette, cantato elaborato, assoli e bridges micidiali. L’altra ballad “Be Who You Are” rapisce con linee di basso caldissime, ed una struttura musicale che non lascia nulla al caso, mentre la conclusiva “Out Of This World” è un’altra chicca dal testo fantastico, gli arrangiamenti geniali ed ancora una volta la voce perfetta per l’espressione delle emozioni, dei sentimenti, dei pensieri. Anche qui la chitarra è sublime: elettrica ed acustica, accompagna la canzone dai riflessivi e rilassanti momenti iniziali, fino ad un rock più scatenato verso tre quarti della durata. Anche la bonus track è indovinatissima (ed imperdibile): “Another Beautiful Day”, che gioca con il titolo del disco, è estremamente dinamica, e conferma l’ampiezza di gamma raggiungibile da questa grandiosa band. Il sesto album è dunque diverso dagli altri, cosa ormai normale per i Winger. Si tratta di un album pesante, heavy, ma molto tecnico, senza che quella tecnica onnipresente prenda il controllo deviando il genere su pure direzioni progressive. E’ proprio questa la genialità: usare raffinate scelte melodiche, strumentali, di arrangiamento per creare qualcosa di bello e piacevole, dove tutte queste elaborazioni sono a supporto del risultato finale anziché pura esaltazione di capacità esecutive individuali. “Better Days Comin’” è un qualcosa che cresce nel tempo. Al decimo ascolto, dettagliato, non ha ancora detto metà di quello che può dire, che può rivelare, che può spiegare. E’ una immensa dimostrazione delle capacità di questa band, e nonostante ci sia un qualcosa di meno pungente di “Karma”, il nuovo lavoro è Rock con la R maiuscola e sembra creato con estrema intelligenza per ascoltatori intelligenti, tanto da risultare capace di creare un’atmosfera ed un dinamismo unici, irraggiungibili, sconvolgenti.
(Luca Zakk) Voto: 8/10