(Nadir Music) Molto buono l’esordio su full-“length” dei Winterage! Questi ragazzi liguri hanno fatto davvero un ottimo lavoro, e dieci-dodici anni fa la loro miscela di metal e classica avrebbe avuto una risonanza vastissima e immediata… speriamo che accada anche oggi in un mercato sempre più affollato!Dopo una “Overture in Do minore” da fare invidia ai Rhapsody of Fire più sinfonici e classici, la titletrack è il più ortodosso e squillante ‘power fantasy’ che si possa immaginare: grazie al violino e alle doti vocali di Daniele Barbarossa, il risultato finale è uno spettacolo di suoni positivi e veloci. Non voglio dire che qui riviva la magia di “Symphony of enchanted Lands”, ma ascoltate gli ultimi 30 secondi e ditemi se non pensate all’outro di “Eternal Glory”… per qualche attimo mi è davvero risalito un brivido lungo la schiena, pensando a quando acquistai quel disco (nel lontanissimo 1998!) e mi sembrò di aver trovato il Valhalla! “The Flame shall not fade” si prende sette minuti, molti dei quali orientati verso il prog; un giro di violino velocissimo anima “Wirewings”, poi mi disorienta un po’ “Son of Winter”, che per la prima metà è una ballad sullo stile del primo Luca Turilli solista, quindi diventa un pezzo gotico da film di Tim Burton. Sia chiaro che non nego che molti possano apprezzare queste commissioni e trovarle anche geniali, ma io sono troppo purista per questo… Si torna quindi al power classico con “Golden Worm”, che tratta temi tolkeniani: un altro pezzo incisivo ed epico con qualche inserto operistico. “La Grotta di Cristallo” racconta invece, in italiano, la morte di Merlino: il testo, ancora sullo stile dei Rhapsody, è molto aulico, con qualche occasionale asperità. Non poteva mancare il brano che espone qualche blast beat e passaggio più tirato (è “Panserbjörne); degno compimento sinfonico di tutto il disco sono i nove minuti della conclusiva “Awakening”, che incorpora più di un movimento di musica classica (sul booklet – digitale! – la band invita a scoprirli tutti, io sono certo di aver individuato almeno il “Lago dei Cigni” – ma era piuttosto facile, lo ammetto! – e gli estratti da Dvorak). Fatevi un favore, e se c’è ancora qualcuno, lì fuori, che apprezza il buon power metal alla Rhapsody, Sonata Arctica, Stratovarius e Dark Moor, acquistate subito “The harmonic Passage”!
(René Urkus) Voto: 8/10