(Scarlet Records) A cinque anni dall’ottimo “The Harmonic Passage” (qui), i Winterage si ripetono con questo “The Inheritance of Beauty”: se pure il tasso di gothic metal è leggermente aumentato, continuo a considerare i liguri fra gli ultimi alfieri del (passatemi l’ironia) ‘true symphonic power metal’ dei beati tempi che furono… Il disco è pronto dalla fine del ’19, ma l’uscita è stata posticipata fino ad oggi per i motivi che ben conoscente… Dopo l’”Overture” orchestrale, che non è una semplice intro (non fosse altro per il fatto che dura quattro minuti), la magistrale titletrack mette insieme la teatralità dei Dark Moor, i virtuosismi barocchi dei primi Rhapsody, e l’epicità dei cori dei Fairyland… ottimo lavoro! “The Wisdom of Us” prosegue su toni rhapsodyani (alla fine del chorus si echeggia addirittura “Dargor, Shadowlord of the black Mountain”), anche se a metà brano c’è un violino molto irish folk che dice molto Nightwish. Scatenato il giro portante della briosa “Of Heroes and Wonders”; puro folk metal dall’aura piratesca per “The Mutineers”, mentre “Orpheus and Eurydice”, anche a causa dei temi trattati, ha un’aura più operistica. Ma se volete proprio il top in questa direzione, skippate sulla potente “La Morte di Venere”, cantata con passione dall’ospite Vittoria Leoni. “Oblivion Day” va da atmosfere alla Branduardi a passaggi folk gioiosi, non lontani dai primi Elvenking; si sconfina quasi totalmente nel gothic, come annunciavo, con la suite finale “The Amazing Toymaker”, che nei suoi 16 minuti di sviluppo gioca soprattutto con atmosfere fiabesche e burtoniane, re-interpretando (come fu nel debut) temi famosissimi della classica. Una ‘eccellenza italiana’ da difendere e sostenere, dato il genere suonato… a spada tratta!
(René Urkus) Voto: 8/10