(Candlelight) Tra i più bravi nell’ambito del pagan black metal o viking/pagan che possa essere, gli albionici Winterfylleth con questo terzo album confermano il loro peso artistico sulla scena. La band di Manchester abbiglia l’album con una copertina adegueta ai contenuti, ovvero musica che è un connubio tra black metal e melodie laceranti. Proprio sulle melodie ci sarebbe da dire qualcosa in più, in quanto hanno una precisa motivazione nell’album. “The Threnody of Triumph” è appunto un insieme di melodie tristi oltre che solenni e inneggianti alla gloria dei defunti. La trenodia è appunto un lamento o un’ode nella forma del poema o canzone. L’album è un resoconto sul “sentire” britannico del processo di transazione corpo-anima dopo la morte. “The Threnody of Triumph” diventa l’occasione per esaminare gli aspetti della perdita e la gioia del ricordo, il tutto attraverso un black metal sempre vivace, ma dai tratti più ruvidi anche se le distorsioni danno la sensazione di essere attutite, limate, ma formano uno spesso tappeto che da vita ad ampi squarci melodici. Avrà pesato la produzione di Chris Fielding (Primordial ed Electric Wizard). Chris Naughton con la sua voce guida attraverso un percorso narrativo l’ascoltatore e costui dovrà muoversi attraverso scenari solenni e di bellezza indicibile e comunque selvatica. La musica dei Winterfylleth è un vero trasporto, pur incanalandosi in un flusso sonoro che poche volte cambia il suo aspetto. La stessa batteria di Simon Lucas sembra non voler disturbare troppo l’essenza evocativa di questa musica e probabilmente è la doppia cassa a muovere i colpi più incisivi nell’intero album, ma non mancano i blast beat d’ordinanza, mentre Nick Wallwork al basso vede valorizzato il suo lavoro in sede di missaggio. Delle melodie e quindi delle chitarre di Naughton e Mark Wood si è già detto, il loro approccio è quello di rendere ogni istante i propri riff delle odi, sognanti omelie o dolorosi atti di rimembranza. I Winterfylleth creano canzoni che a volte tendono a somigliarsi, ma sono evocative e alcune sembrano la colonna sonora attraverso la ricerca di un ricordo o il dolore che questo gesto provoca.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10