(Sliptrick Records) Il debut dei romani Witches of Doom ci offre un interessante esempio di stoner ‘contaminato’: il sound è reso incredibilmente dinamico e cangiante dai più diversi influssi, che vanno dal gothic metal a una sorta di occult rock dai toni pesanti, passando addirittura per suoni ’70 o ’80. Questo mix funziona alla grande grazie alla solidità del songwriting, e soprattutto grazie alla prova vocale di Danilo Piludu, che mette nel suo cantato tutta la disincantata e quasi ironica cattiveria che serve a queste sonorità. “The Betrayal” inizia un disco con grande potenza: toni southern sporchi nell’intro acustica, poi uno stoner violento e molto Cult. Accattivante, a tratti irresistibile “To the Bone”, con il suo riff labirintico, a tratti vagamente riconducibile a certe cose dei Paradise Lost di fine anni ’90; il singolo “Needless Needle” contiene anche spunti elettrogoth se non addirittura di dark wave, forse in direzione dei 69 Eyes (anche per l’approccio vocale). Elegantissima, grazie agli archi in sottofondo, la malinconica ballad “Crown of Thorns”, che ha comunque un potente finale elettrico; “Rotten to the Core” è forse il pezzo più sabbathiano, ma il fumo che si solleva dalle casse è chiaramente di matrice stoner. Il disco si conclude con la titletrack, dello sviluppo complessivo di circa quindici minuti (ghost song compresa), che è in larga parte un delirio psichedelico dai suoni orientaleggianti (ci sento anche un sitar!). Non vi farò il solito lamento per cui il mercato è sovraffollato e prodotti buoni come questo rischiano di non farsi vedere: “Obey” lo avreste notato comunque, in qualunque situazione.
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10