(High Roller Records) La nota stampa che accompagnava questa ristampa su vinile del debut dei Witchfynde mi ha fatto un po’ inalberare: chiamare questo disco ‘a NWOBHM classic’ è un imbroglio bello e buono per spillare soldi ai collezionisti incauti. Se in seguito questa band inglese si è effettivamente ritagliata uno spazio cult nel genere metallico nazionale, il suo debut non c’entra assolutamente nulla con il metal: è un hard rock tipicamente british e tipicamente fine anni ’70 (il disco è del 1980), neanche troppo coinvolgente a dire la verità… voglio dire, se conoscete la scena di band come i Witchfynde all’epoca ce n’erano a decine (e molte più dotate di loro). Frizzante nella sua semplicità “Ready To Roll”, meno riuscita “The Divine Victim”, un rock incolore a un po’ statico. “Leaving Nadir” ha a tratti proprio i caratteri di una jam session, in “Gettin’ Heavy” il singer Steve Bridges strilla forse in modo un po’ gratuito… “Unto the Ages of Ages” è una escursione sonora in libertà, a tratti con tracce di psichedelia e acid rock anni ’70. Uno dei brani più interessanti finisce per essere la seconda delle tre bonus track presenti, “Tetelestai” (che risale addirittura al 1975): quasi nove minuti di brioso hard rock inglese, una sorta di mini-suite dalle molte atmosfere e dalle belle fughe chitarristiche. Per il resto, questo vinile di hard rock (e non di NWOBHM!) non offre molto altro: un debut tutto sommato trascurabile.
(René Urkus) Voto: 6,5/10