(Karisma Records) Quinto album per i progsters norvegesi. Quinto monumento al suono, alla libertà stilistica, all’arte di scolpire diversi suoni per farli incastrare tra loro dando vita ad un caleidoscopio sensuale, attraente, ipnotico. Quattro imponenti brani (come fu per il precedente album “From Silence to Somewhere”, recensione qui), dentro i quali il quintetto si lascia andare in una poesia sonora unica, brillante e seducente, divagando, percorrendo, salendo, scendendo…. esplorando una dimensione fantastica capace di emettere una luce accecante. I brani sono avvincenti, seguono strade contorte e spesso portano all’essenza di una band come questa, ovvero quel climax, quell’orgasmo musicale, quel punto nel quale la riproduzione di brano si confonde con l’improvvisazione libera, quel momento dove tutti gli strumenti esplodono generando un tuono sonoro travolgente. “By the Banks” ha un tocco folk, ma poi risulta teatrale, luminosamente drammatica. Più ritmata”Five Rooms”, con una parte centrale dove la band si scatena in un tripudio di suoni libertini. Un tocco occulto emerge su “Naiad Dreams”, portando alla mente un po’ gli Orne. La conclusiva “Merry Macabre”, quasi venti minuti, è una sequenza di atti gloriosi, varia da momenti quasi funky a parentesi introspettive, con una sessione ritmica energetica ed ottimi assoli, sia di chitarra che di tastiera. Uno scenario sonoro colossale, una produzione carnale, veritiera, diretta. I Wobbler vanno oltre il genere, qualsiasi esso sia, ed invadono ogni più recondito angolo sonoro umanamente immaginabile e concepibile!
(Luca Zakk) Voto: 10/10