(Sargent House) Donna oscura. Tetra. Priva di luce. Ma questo sesto album vede un barlume di luce, una ribellione, l’artista che si stanca di fuggire da se stessa, che non vuole più nascondersi e sparire dietro la sua musica. Il risultato è una trasferimento di elementi: l’oscurità della persona, quasi come processo liberatorio, si riversa brutalmente nella musica la quale risulta ancor più introspettiva, decadente, glaciale, tanto da toccare il doom, il nu-metal più darkeggiante, il rock decadente ed alternativo. Certo, non è un’artista strettamente metal… ma a questo punto vale la pena chiedersi se l’oscurità e la tortura interiore appartengono veramente ad un genere musicale o … forse… sono una vasta sensazione mortale ricca di vita comune un po’ a tutti… quasi un public domain di tortura interiore? “Spun” è dark, industrial, vagamente gothic. I Godseed rivisti in chiave innovativa. “16 Psyche” è un piccolo capolavoro di mancanza di tenebre, un po’ heavy ma ampiamente dispersa in una decadenza che amo trovare in bands come i Morphine. Maledizioni digitali su “Vex”, influenze (o forse invasioni) noise ed industrial sia su “The Culling” che su “Welt”… un concetto che diventa decisamente più ambient su “Particle Flux”. Nuovamente nu-metal su “Twin Fawn”… tanto che la successiva “Offering” potrebbe proprio alimentare la colonna sonora di film come “La Regina dei Dannati”. Immensa prestazione vocale su “Static Hum”, vagamente dark folk “Two Spirits”, mentre torna il metal digitale nella conclusiva “Scarpe”. Chelsea materializza dodici tracce nelle quali non ci sono limiti, né musicali e tantomeno vocali. Una ondata di tenebre che avvolgono l’ascoltatore senza pietà, rispetto o remora. Non conoscevate quest’artista? Perfetto. Lasciatevi trasportare. Nessuna luce abbaglierà i vostri occhi. Nessun pensiero positivo ed ottimista destabilizzerà le vostre depressioni. In sostanza: benvenuti nell’incubo.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10