(Clobber Records) In sei anni gli inglesi Wolvencrown hanno pubblicato un solo album (“Of Bark And Ash”, recensione qui) uscito nel 2019, ed ora ripetono l’esperienza dell’EP, esattamente come fecero in occasione del debutto del 2017. La title track, divisa in due parti, esalta un’atmosfera legata alla tradizione, alla crudeltà fiera di una natura primordiale, dominata da foreste ormai scomparse, scogliere incontaminate ed una generale sublime ancestrale desolazione. Solo i lupi dominavano quelle lande, regnavano nella loro epoca… ormai estinta, passata, destino di tutte le epoche. Ma nella notte, nel gelo e nelle nebbie delle tenebre, i fantasmi di quelle gloriose creature vagano ancora attraverso quel che rimane delle foreste un tempo sconfinate, con il vento che fa riecheggiare gli ululati pieni di disperazione. Un mito meravigliosamente descritto da due tracce di black metal furioso, incalzante, tanto epico e leggendario quanto crudele ed impattante, prima del finale, un sublime lamento, una divagazione ricca di tristezza drammatica con una impostazione che unisce il sentore tribale ad un evocativo dungeon synth. Con la copertina di Joan Llopis Domenech (Lustre, Sojourner), “A Shadow Of What Once Was” non è un EP in senso stretto: nessuna divagazione commerciale tra un album e l’altro… solo un varco, un passaggio, un punto di ascesa verso ciò che verrà, verso ciò che questi cantastorie delle tenebre riveleranno con il tempo che continua a scorrere inesorabile, mentre dentro una notte senza fine quelle ombre ancora dimostrano di essere fameliche, veloci e maledettamente pericolose.
(Luca Zakk) Voto: 8/10