(Avantgarde Music) Consistente crescita stilistica per gli inglesi Wolvencrown, giunti al secondo disco (recensione del primo qui), con la parentesi di un EP uscito ormai tre anni fa (recensione qui)! Il loro black, feroce ma atmosferico, diventa più complesso, molto più melodico, deliziosamente arricchito da assoli stupendi, scalfito da riff taglienti come lame, un groove caldo ma granitico… il tutto sempre supportato dalle suggestive keys e lacerato dal devastante timbro vocale del selvaggio vocalist. I brani sono tutti consistenti e, capitoli come “Angered Spirits Leave the Wilderness”, riescono a coinvolgere, sedurre, esaltare, passando da momenti solenni ed epici… a cavalcate di stampo eroico, offrendo ampio spazio a ritmiche rocambolesche e travolgenti. Intensa, accattivante “A Spell Nature Cast”, con quelle chitarre iper melodiche e quell’assolo meraviglioso. Le tastiere sono un elemento dominante per questa band, creano sempre un tappeto atmosferico favoloso senza spingersi invasivamente in primo piano, lasciando che batteria, chitarra e le letali linee vocali siano le componenti che materializzano l’impatto frontale pazzesco, come risulta ancor più evidente in capitoli quali “The Path of Life”, con quei cambi rimici tra l’efferato spietato ed il mid tempo marziale e dannatamente provocante. Lenta, tetra… ma melodicamente luminosa “Until the End”, prima dell’epilogo rappresentato dalla possente e malinconica title track. Un favoloso equilibrio tra black aggressivo sferzato da vocals micidiali, heavy metal melodico, ambito atmosferico e tendenze epiche con tematiche che passano da riflessioni sulla natura ad antiche battaglie pregne di eroismo, mettendo in musica l’essenza della bellissima copertina, la quale non può non far pensare ai mitici Windir. Musica che si diffonde nelle tenebre della notte rendendole ancor più tetre, melodie che illuminano la foschia dell’alba cercando di anticipare il sole, atmosfere che esaltano sconfinate vallate e foreste senza fine.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10