(Atomic Stuff Records) Sono uno di quelli che ha sempre accusato il grunge. La colpa? Aver ucciso l’hard rock, quel movimento tutto festa, droga, stivali, arene. Musica che tutt’ora adoro. Che poi, lo ammetto, il grunge è una definizione che io, personalmente, non riconosco. Parliamo piuttosto di quelle sonorità decadenti, simbolo di un’epoca, gli anni ’90, in pieno declino dopo gli eccessi del decennio precedente. La migliore definizione, secondo me, è suono di Seattle. Ricevo questo CD, e vedo che questo progetto recente (2011), degli italiani X-Ray Life è orientato a questo tipo di sonorità. Con un po’ di fatica, premo play e cerco di capire di che cosa si tratta. C’è sicuramente qualcosa a loro favore, qualcosa che paralizza i miei pregiudizi. Parlo del fatto che questi ragazzi sono sotto contratto con la prolifica Atomic Stuff, label italiana che non sbaglia un colpo, mai. Ed è con estremo piacere che mi abbandono a questi tre quarti d’ora di musica che risulta essere molto piacevole. Musica melodica, un po’ malinconica. Un suono un po’ ipnotico, un po’ dinamico. Musica schietta e chiara. Qualche influenza moderna, qualche idea nuova, e questo “grunge” si trasforma in qualcosa che avrebbe dovuto esistere negli anni ’90! Siamo davanti ad un album molto bello, ben suonato, coordinato, fluido nella sua evoluzione attraverso gli undici pezzi che comprendono anche la cover di “Susie Q” dei Creedence Clearwater Revival. Un rock moderno, che non dimentica le origini. Un rock in delicato equilibrio tra la decadenza del genere ed un fresco ottimismo musicale. I cinque artisti sono molto validi, ed offrono una performance degna di nota. Al microfono troneggia la voce di Mattia Briggi, che con un uso sapiente ed occasionale di effetti riesce a coinvolgere l’ascoltatore con il tuo timbro caldo, un po’ triste, graffiante e sconvolto. I capitoli più avvolgenti sono sicuramente rappresentati dal blues di “665 Inside”, con il suo testo ironicamente perverso (veramente stupendo!), dalla malinconia di “Sad”, di chiaro stampo “Nirvaniano”, e dal trascinante up-tempo della opener “Machine Gun Sally”, dove il cantante dimostra le sue ottime doti. E lo fa anche sull’irresistibile ritmica martellante di “Everyone Is A Star”. L’ironia della band è ulteriormente dimostrata dal titolo dell’ultima canzone, che si chiama “The Last Song”. Dolce e malinconica. Fa immaginare un viaggio lungo, verso una meta lontana, forse quella finale. Una canzone dall’evidente ispirazione blues, senza assolutamente dimenticare quelle sonorità di Seattle che caratterizzano l’intero lavoro. Una band assolutamente promettente, che compone canzoni molto belle, molto ben strutturate. Una band che scrive dei testi assolutamente geniali. “Un altro” punto messo a segno da questa label la quale, no so come, riesce a scavare nei meandri dell’underground Italiano, dove si celano autentici talenti, autentici artisti, come questi X-Ray Life, che non hanno nulla da invidiare alla blasonata scena internazionale.
(Luca Zakk) Voto: 8/10