(Lupus Lounge) Lontane sono le sferzate depressive black dei ‘primi’ Xasthur, nonostante dietro le quinte ci sia ancora e solamente l’inossidabile Scott Connor. Con Xasthur, oggigiorno, si va oltre la musica, si entra nella dimensione di una forma d’espressione degli stati d’animo, del dolore, della depressione, di quel senso di oppressione che spesso circonda le nostre vite quotidiane, qui rese mitiche ed iconiche dal senso artistico del compositore. Metal e black ci sono, sono sotto, sono da qualche parte dentro questo turbinio acustico ed emozionale: musica ispirata, composta 24 ore al giorno, sette giorni su sette da un artista vecchia scuola, irriducibilmente analogico, senza un vero studio che non sia il buco nel quale fa sosta il suo incontenibile vagabondare, il suo infinito viaggio verso un qualcosa di non ben definito. La storia, il diario, le pagine di narrazione di un artista iconico che qui diventano puro e prezioso dark folk, un percorso sonoro ricco di arpeggi, di progressioni, di dipinti musicali fatti di pennellate violenta ma anche di ritocchi infinitamente precisi, delicati e realisticamente dettagliati. Tredici brani, tre quarti d’ora nei quali lasciarsi andare, abbandonarsi, magari andando oltre, verso una dimensione parallela, umanamente onirica ma spiritualmente indescrivibile.

(Luca Zakk) Voto: 9/10