(Iron Shield Rec.) La Iron Shiel Records fa sapere che questa band svedese due anni dopo la propria nascita, nel 1993, realizzò “In the Shadow of the Naked Trees”, un demo che la rivista Close-Up definì tra i migliori dieci del 1995. Poi altri due demo e concerti, ma prima che gli anni ’90 finissero la band era già pressoché scomparsa. Solo nel 2011 i Xenofanes hanno ricominciato a suonare, ripresentandosi attraverso due demo. Dunque questo album è il primo della propria carriera vissuta nell’underground, per questa thrash metal band dal passo svelto e aggressivo che suona in modo arcigno e risulta gradevole in quanto nonostante le canzoni siano dettate dalla velocità, i Xenofanes creano ottime sequenze musicali, condite da buone melodie e situazioni di atmosfere cariche di rabbia e inquietudine. Buone le esecuzioni delle due chitarre, cioè Marko Alapiha, anche voce, e Joakim Hatsh. I due riversano fuori dalle corde cadenze classiche, ma anche una serie di rifiniture che rendono questo thrash meno ottuso e prevedibile di quanto si possa pensare. Sono passati molti anni da quel celebrato demo e da quei concerti, uno suonato con Gehenna e Amon Amarth, eppure tutto questo tempo non ha fatto altro che stratificare nei quattro (Christoffer Lundin al basso e Magnus Edqvist alla batteria completano la formazione) un sound maturo e propositivo, nonostante l’orbita old style. “Pissing in the Holy Grail” ad un primo ascolto si rivela energico e vecchia scuola, ma la giusta attenzione svela poi ulteriori soluzioni che convincono su quanto i Xenofanes abbiano compiuto un ritorno di tutto rispetto.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10