(Revalve Rec.) Un amico musicista con il quale spesso si parla di storia, mi nominò i romani Yarast. Il motivo fu per il fatto che la band capitolina (città musicalmente frequentata dall’amico) basa i propri testi su scenari fantapolitici che vedono protagonista la Russia. Lo stesso nome della band vuol dire ‘furia’ in russo. Scenari ipotetici, ucronici e comunque permeati in queste maglie sonore che stanno tra il melodic death metal e il techno thrash. Un sound che poi vive con una patina di futurismo, di essenza cybernetica, di quella freddezza al silicio che ti fa pensare a macchine che emettono suoni. Non è chiaramente industrial tutto ciò e non sono i Fear Factory i Yarast, ma sanno comunque conferire scenari pseudo-tecnologici al proprio sound. La stessa batteria è ben triggerata, intonata al contesto sonoro dove le chitarre emettono riff epici, carichi di suoni che disegnano epoche, vite, morti, situazioni. La musica degli Yarast è si fredda, eppure sembra sapere raccontare qualcosa. Quelle trame, quelle storie, tutto quanto sottende i testi e i significati intrinseci dei loro pezzi, sembrano venire fuori in ogni istante. Modo di comporre che produce brani serrati e non certo frenetici, sempre protesi a produrre e tirare fuori delle cose. C’è tensione in questi brani e c’è la voglia di lanciare un dominio, quello dell’impero russo sul mondo… Pensa te!
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10