(Ghostrecord Label) Se è permesso dire, ho sempre pensato che chi suonasse funk metal debba essere qualcuno di eccentrico e leggermente folle, con una gran dose di ironia verso se stesso e il mondo. Magari nella vita eccentrici non lo sono mai stati alcuni esponenti del genere, ma la vita musicale svolta in studio e dal vivo è qualcosa che lascia intendere che alcuni lo sono. Riflessione maturata a seguito di “Yattafunk Sucks” dei romani Yattafunk, ovviamente un combo istrionico, folle, su di giri, irriverente. Funk, visto attraverso le plastiche dinamiche del metal e del rock, ripresi poi tra l’altro con una buona vagonata di piccole citazioni illustri. Un esempio è “Hallowed Be Thy Funk”, pasticciaccio brutto degli Iron Maiden mai veramente simile alla celebre “…Thy Name”, salvo nella battuta finale, e con un testo tutto da dire. Con chitarre ben distorte, un tantino ‘zanzarose’, ritmi vispi e un basso che monta senza sosta, i Yattafunk espongono otto canzoni dai toni frizzanti e nate dopo solo un paio di anni d’esistenza dei laziali. La voce c’è, ma cade troppo spesso nel canonico e senza ricamare qualche sortita sperimentale. Il risultato è energia, ritmo e una fantastica girandola di cose che turbinano fuori da “Yattafunk Sucks”. Magari (per qualcuno, forse) potrebbe essere un punto debole i forti rimandi o influenza che siano ai tanti (Infectious Grooves, Red Hot Chili Peppers, Korn, Suicidal Tendencies, Deep Purple, e cito solo i nomi che si trovano nella scheda del profilo FB), nel senso che di originalità o freschezza i Yattas potrebbero esserne privi, ma è pur vero che in un’epoca dove l’originalità è merce rara e proprio ‘il ritorno’ è legge, il sapere suonare e costruire poi delle canzoni che siano quanto meno accattivanti non è poi cosa da tutti. They sucks!
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10