(Napalm Records) Mi ero davvero esaltato con “First Night Back in Port”, terzo disco dei pirate folkers svedesi Ye Banished Privateers, e anche se la Napalm Records, a quanto pare, non ha troppo curato la promozione del loro nuovo album, vi offro comunque le mie riflessioni in merito. “Hostis Humani Generis”, e cioè ‘Nemico del Genere Umano’, non riesce purtroppo ad eguagliare il platter che lo ha preceduto, ma contiene comunque un ricco parterre di brani interessanti. L’atmosfera piratesca, vagamente alcolica, corale e genuinamente folk si rinnova subito con la opener “No Prey, No Pay”, e continua con la più allegra “Hush Now My Child”, ballata ‘da taverna’ ma non triviale né caciarona. Dal sentore quasi mistico “Capstan Shanty”, con il suo ritmico ripetersi del ritornello; si passa poi all’allegria di “Elephant’s Dance”, e al folk purissimo, rotondo, marinaresco di “A-Swinging We Must Go”. La seconda parte del disco sceglie in generale toni più intimisti e raccolti, per un risultato forse più originale e ‘sentito’. Cominciamo quindi con il dolce sentore nostalgico e celtico di “Parting Song”; si passa quindi alla lunga, triste “Death of Bellows”, cantata talora in sussurri, altre volte con cori mesti e pieni; “Why the Big Whales Sing” finisce per ammantarsi di un’aura gotica. Per una esperienza 100% folk… e comunque molto originale!
(René Urkus) Voto: 7,5/10