(logic(il)logic/Andromeda Dischi) Ho sempre avuto un debole per le band che mischiano generi o stili, a patto che ci sappiano fare altrimenti non servono a nulla e commettono pasticci! L’ascolto del brano diffuso in’anteprima dai Yerbadiablo, “Punk in-Fusion”, aveva fatto pensare ad una band dedita all’hard rock e al punk. “Jester in Brick Lane” invece rivela un insieme di pezzi nei quali gli Yerbadiablo si divertono a spaziare dal country rock al blues, al funky, il rock ‘n roll, reggae, psichedelia e via dicendo. Loro si divertono, appunto, cioè suonano con scioltezza e in un clima in cui comunicano l’aspetto ludico del proprio sound che sembra una vera festa. “Brick Lane” è un rock soffuso, elegante, con il sax che si eleva in quell’andatura sommessa e splendente, vagamente alla Dire Straits. “Back to the Monkey” tira fuori un rock tra il funk e la fusion e “z’étoile” è pura tribal music. Siamo già al quinto pezzo e la band non ha perso la bussola. La produzione cristallina ti lascia apprezzare i suoni e come si combinano tra di loro. L’aspetto più esotico e latino del nome di questa band bolognese (una one man band in realtà) si mette in mostra nella struggente e tarantolata “Panamerika”, cantata in spagnolo per aumentare l’aspetto “sudamericano” di questo pezzo, come lo è del resto “Niebla”. “Sulphurea” si accinge al blues ed alla psichedelia, è un’improvvisazione ampia in cui arriva a rubare la scena il basso, ad un certo punto ve ne sono quattro, e “Guilty Blues” il cui riff che ammalia e trasporta. “Magic Jester’s Box” è l’apice dell’album per la messa in mostra delle qualità dei singoli musicisti e su come riescano a convivere insieme, producendo un sound unico e rock-fusion. Il rock più diretto ma dalle venature punk e southern è dato da “Bad Days Good Waves”. Semplicemente musica, magari stimolata dall’erba del diavolo e con i postumi e il potere delle immagini che ha scatenato nella mente della band (o comunque del suo fondatore). La loro essenza rock, mista al desiderio di scoprire e di sentirsi liberi dalle forme, rende “Jester in Brick Lane” un atlante di suoni ed emozioni, in cui si leggono storie del passato e dei tempi odierni.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10