(InsideOut Music) Wow. Sono in giro da cinque decenni, hanno avuto tantissime di cambi di line up, ma hanno comunque pubblicato oltre venti dischi. Sono indubbiamente una leggenda, dei maestri instancabili, sempre costantemente in studio o sul palco, senza sosta, senza alcun segno di cedimento. Negli ultimi tempo hanno un po’ rallentato, tanto che sono passati sette anni dal precedente lavoro “Heaven & Earth”, sei dalla morte del bassista Chris Squire, ovvero l’unico membro originale presente in tutti i dischi precedenti. È nel 2019 che è nata l’idea di fare un altro disco, un album che si pone domande sull’esistenza, la vita, il destino… da cui quella brillante malinconia che traspare in queste undici tracce spalmate su un doppio CD… poi la pandemia, più tempo per lavorare ai brani… ed ecco che “The Quest” esplode in tutta la sua cristallina bellezza, ricca di arrangiamenti ricercati, i quali sono in grado di coinvolgere qualsiasi strumento musicale. La opener “The Ice Bridge”, il brano con più groove, quello più rock della release, è subito convincente, magnetico, provocante, un brano che vale l’acquisto dell’intero disco! Una intimità introspettiva emerge con “Dare To Know”, crescendo di matrice sinfonica e teatrale su “Minus The Man”, un pezzo -non certamente l’unico- che offre una chitarra immensa e quelle linee di basso calde e pulsanti. Sognante e ‘spaziale’ “The Western Edge”, ricercata e ricca di sentimento la seducente “Music To My Ears“, mentre suona ricca di ottimismo e divertimento “Mystery Tour”, componenti che mutano verso teorie folk sulla conclusiva “Damaged World”. Un album che guarda indietro all’intera loro lunga e prolifica carriera, un disco che in qualche modo tocca tutte le epoche della band, tutte le idee, quasi un’auto-tributo, un’auto celebrazione, sicuramente infinitamente meritata!
(Luca Zakk) Voto: 9/10