(Autoproduzione) Gli Yuvigi sono una band progressive metal direttamente dalla Bulgaria, giusto per rimarcare che il metal non ha confini né geografici né di sorta in genere. Il sound del loro disco è un prog vecchia scuola a cui si aggiunge un pizzico di AOR calibrato su nomi come Shadow Gallery, Rush, Genesis e Queensryche, con anche un tocco più metal incorporando anche i Dream Theater ed i Metallica. Le tastiere sono tipicamente eighties, con effetti che spaziano dal piano classico agli effetti “spaziali” fino all’organo Hammond dei Deep Purple, quindi direi che non siamo certamente di fronte ad artisti monotematici. Davvero apprezzabile il songwriting nel suo complesso: variegato, dinamico e scorrevole, che lascia inoltre la possibilità ad ogni strumento di muoversi in diversi settori prettamente tecnici, in particolare il basso gode di dinamiche funky davvero interessanti, mentre chitarra e batteria fanno del dinamismo e del contrattempo il loro pane quotidiano, come del resto “impone” il progressive. Non manca nemmeno lo spazio riservato alle jam, momenti dove i musicisti si abbandonano ai fiumi sonori della loro creatività secondo gli amanti del genere e scleri psicotici fini a se stessi secondo coloro che tali sonorità non le capiscono, ma personalmente sono fiero di essere tra i primi. Un po’ controverso l’utilizzo della lingua madre per le liriche, lungi da me snobbare il bulgaro come lingua, anzi è un segno di originalità, ma essendo ormai abituati tutti all’inglese questa lingua dell’est risulta inizialmente strana ai nostri timpani. Nel complesso una band davvero valida comunque, che mi sento di consigliare a tutti gli amanti del grande progressive rock.
(Michele Alluigi) Voto: 8/10