(Violence in the Veins) Il secondo capitolo nella storia degli italiani Zolfo altro non fa che confermare quel sentore malsano, putrefatto, sulfureo, confinato in paludi malsane, tra miasmi soffocanti e deviazioni al limite della perversione omicida, tutte sensazioni reperibili anche QUI. Ma il nuovo lavoro accresce la componente stilista e poetica, come conferma il sassofono che si fa notare nella opener ”Last Layers”. “Lament of the Light” scava più a fondo, arriva alle radici, detona con una pesantezza mefitica, lasciando poi strada all’atmosferica “No Home for an Eternal Wayfarer”, un brano imponente, lunghissimo, profondo, introspettivo, riflessivo. Più graffiante “Admire the Mire“, c’è un groove macilento e pericoloso su “Apoptosis”, prima dell’epilogo rappresentato da una incalzane ed imprevedibilmente, nonché maestosamente duratura, “Silence of the Absolute Absence”. Oltre il death, ben oltre il doom, dentro una dimensione emozionale, a tratti poetica, deliziosamente in grado di confondere le idee, tuttavia prendendo per mano e accompagnando verso spettacoli unici!

(Luca Zakk) Voto: 9/10