ANVIL – “Worth the Weight”

(SPV/Steamhammer) 1992, gli Anvil realizzano il sesto album in studio, l’ultimo era del 1988 e dopo di allora subirono una pausa di arresto. “Worth the Weight”, ora ristampato in digipack, segnava il ritorno della band con l’abbandono dello storico chitarrista ritmico Dave Allison, sostituito da Sebastian (altro…)

Di |2016-02-16T01:38:44+01:0006 Dicembre 2011|Categorie: A, ALBUM|Tag: |

ANVIL – “Strength of Steel”

(SPV/Steamhammer) Servirono quattro anni agli Anvil per pubblicare, 1987, un nuovo album dopo “Forged in Fire” del 1983. “Strenght of Steel” (ora ripubblicato in digipack dalla tedesca SPV) è uno dei lavori meglio riusciti, ma soprattutto più noti, da un punto di vista commerciale, degli Anvil. (altro…)

Di |2016-02-16T01:25:56+01:0003 Dicembre 2011|Categorie: A, ALBUM|Tag: |

ANVIL – “Pound for Pound”

(SPV/Steamhammer) Ci sono state, e sempre ci saranno, delle band che non si capirà mai perché resteranno per sempre nel club dei “minori”. I canadesi Anvil sono tra questi, il perché non è dato spiegarlo. La band nasce sul finire degli anni ’70 e “Pound for Pound”, 1988, è il quinto album in studio e gli Anvil (altro…)

Di |2016-02-16T01:22:27+01:0001 Dicembre 2011|Categorie: A, ALBUM|Tag: |

AUTUMN – “Cold Comfort”

(Metal Blade) Quinto album per la band di Groningen e diventa un piacere ritrovare la meravigliosa voce di Marjan Welman (con trascorsi negli Aeon e subentrata a Nienke de Jong già nel precedente album). Lo si avverte, questo (altro…)

Di |2018-04-10T16:05:18+02:0021 Novembre 2011|Categorie: A, ALBUM|Tag: |

AGINCOURT – “Angels of Mons”

(High Roller Records) Gli inglesi Agincourt sono un’altra di quelle band di heavy metal classico che, fondate nell’era del grunge (per la precisione nel 1991) hanno dovuto attendere vent’anni per giungere al debutto. L’album è stato pubblicato come autoproduzione nel marzo di quest’anno e viene oggi riproposto dalla High Roller Records nel consueto limitatissimo vinile. “Edge of Paradise” offre subito il sound più british che si possa immaginare: sono in particolare le linee vocali, anche nella successiva “Going insane”, a portarci alla fine dei ’70. Un minimo di velocità in più in “Captured King” e “Queen of the Night”, ma il sound resta molto omogeneo. Più d’atmosfera il mid-tempo “Come with me”, in rapido crescendo “This Life”: il disco sfocia nella solida traccia autotitolata conclusiva. NWOBHM primordiale riservata ai soliti, pochissimi puristi duri a morire.

(Renato de Filippis) Voto: 7/10

Di |2011-11-20T14:31:44+01:0020 Novembre 2011|Categorie: A, ALBUM|Tag: |

ANATHEMA – “Falling Deeper”

(Kscope Music) Secondo chi scrive, gli Anathema hanno già detto quanto potevano dire, quindi valutare ora un nuovo album di rivisitazioni, dopo “Hindsight” del 2008, diventa eccessivo per il sottoscritto. Riconosco ai Cavanagh di essere stati abili a evolversi, definendo un sound in continua progressione e al giorno d’oggi lo stile degli Anathema è un dato di fatto. Pur riconoscendo alcuni debiti stilistici verso i Pink Floyd, ma in particolare verso David Gilmour e ad alcune correnti psych-rock dell’ultimo decennio, sempre a giudizio di chi scrive queste righe. Attingono da “Crestfallen”, con la titketrack e “Everwake”, il loro meraviglioso EP dei primordi e poi da “Serenades”, “Petecost III”, “The Silent Enigma”. Rivisitazioni docili, sognanti, espressive ma, nella sostanza, poco differenti dalle originali oppure banalmente riarrangiate orchestralmente: perchè a volte diventa banale mettere i pezzi semplicemente in mano ad un parterre di musicisti classici. I nuovi Anathema che guardano in faccia i vecchi, ma con momenti di incertezza, “Alone” e “Everwake” (con Anneke Van Giersbergen) sono simili alle versioni precedenti, “Crestfallen” ritrova un robusto rifacimento di archi, perde la voce dell’allora singer Darren J. White, ma segna un buon risultato alla fine. Poi c’è “J’ai Fait une Promesse”, rivista anche lei con l’orchestra: il risultato è struggente, ma provate a dire che l’originale abbia di meno rispetto a questa versione sinfonica del 2011. Anche “They Die” è stata scorporata di ogni qualsiasi distorsione e lasciata ad una rivisitazione di pianoforte e orchestra. “Sleep in Sanity” invece mostra più elementi tipici degli ultimi Anathema. In conclusione le idee ci sono, ma alcuni risultati sono discutibili. Gli Anathema restano una band di rispetto, ma non è questo “capriccio” che si sono concessi a offrirgli altra gloria. Magari lo faranno i fans più stretti.

(Alberto Vitale) voto: 6/10

Di |2011-11-18T16:40:53+01:0018 Novembre 2011|Categorie: A, ALBUM|Tag: |

AA.VV. – “Reborn in Sleaze: A Tribute to Dave Lepard”

coplepard(Street Symphonies) Dave Lepard è stato il fondatore, cantante e chitarrista ritmico dei Crashdïet. L’idea di questo tribute di frabbricazione italiana, visto che è la Street Symphonies Records che ha messo in piedi la cosa, tenta di raffigurare un ricordo del musicista, ma anche dell’artista nel senso più ampio. (altro…)

Di |2016-09-11T12:21:49+02:0016 Novembre 2011|Categorie: A, ALBUM, V|Tag: |

ABSYNTH AURA – “Unbreakable”

(Logic(il)logic/Andromeda) In queste righe si parla del primo lavoro di una particolare band italiana, gli Absynth Aura. Particolare perchè lo stile dei quattro musicisti punta ad modern metal con incroci sul gothic e il rock. Dunque non è facile etichettarli o definirli. La loro musica è comunque un conglomerato di energia e, (altro…)

Di |2017-10-17T10:51:24+02:0008 Novembre 2011|Categorie: A, ALBUM|Tag: |

AGAINST THE FLOOD – “Home Truths”

(Siege of Amida) Dopo aver pescato dai sobborghi londinesi i TRC, la Siege propone gli Against The Flood, altra provenienti dal sud di Londra e con all’attivo un EP digitale autoprodotto che ha fatto parlare la scena inglese. Dopo un accordo con una agenzia di booking e alcuni live al fianco di Suicide Silence, Heart Of A Coward e altri, arriva il debut “Home Truths”, prodotto da Joni Mitchell (Funeral For A Friend e Bleed From Within). L’album è l’espressione di un metalcore moderno, forte, con grooves e qualche breakdown. Sono nove pezzi davvero rabbiosi e particolarmente pesanti, con il cantato di Matt Church a urlare ogni forma di disagio e protesta. Il sound degli Against The Flood è in debito con quello di Misery Signals e Between The Buried And Me, ma in particolare è avulso dalle melodie le quali proprio non riescono a ritagliarsi uno spazio nei pezzi. Si determina una scaletta dall’aspetto piatto e con pochi scampoli di musica atti a fare breccia nella testa di chi li ascolta. Gli Against The Flood hanno eretto un muro che devono assolutamente  provare a scavalcare, pena il ristagno nel recinto dell’indifferenza.

(Alberto Vitale) Voto: 5,5/10

Di |2011-10-31T19:44:38+01:0031 Ottobre 2011|Categorie: A, ALBUM|Tag: |

ANTICHRIST – “Forbidden World”

(High Roller Records)  Gli Antichrist sono svedesi e hanno avuto una citazione di merito come “band of the week” da Fenriz dei Darkthrone. I cinque sono autori di un thrash metal alquanto oscuro, in sintonia con le prime cose dei Kreator e Sodom, ma anche con (altro…)

Di |2018-05-22T12:11:56+02:0014 Ottobre 2011|Categorie: A, ALBUM|Tag: |

ALMAH “Motion”

(AFM-Audioglobe) Il terzo album del progetto solista di Edu Falaschi rompe definitivamente con il passato negli Angra; sviluppando gli elementi già contenuti nel precedente “Fragile Equality”, si sposta su un sound più roccioso, con un appeal decisamente moderno e a tratti rabbioso. Fa davvero piacere constatare l’evoluzione stilistica dell’artista brasiliano, ormai del tutto libero dalla pesante eredità dei propri trascorsi. L’inizio fa pensare ad un power sinfonico abbastanza leggero, ma poi “Hypnotized” vira subito su un ritmo energico e trascinante. Il sound si fa boombastico con “Days of the New” e assai raffinato con la riuscita semiballad “Bullets on the Altar”. Addirittura sprazzi di thrash ed echi tribali in “Zombies Dictator”, con un Falaschi mai così aggressivo; ma non avevamo ancora sentito “Soul Alight”, che inizia come un brano extreme metal e si concede anche blast beats e tastiere spaziali, il tutto – e qui sta il bello – ‘montato’ su una struttura abbastanza classica. L’unico anello debole del disco è la confusa “Daydream Lucidity”, nella quale le infiltrazioni progressive sono solo disorientanti; si chiude poi in bellezza con l’acustica “When and why”, dove Falaschi si mostra ancora una volta istrionico e versatile. Non c’era sicuramente bisogno di una conferma del valore di questo vulcanico singer: un faro del power metal per quest’ultimo sprazzo di 2011, l’unica cosa trascurabile è forse la cover (creata, peraltro, da Falaschi stesso con il suo iphone).

(Renato de Filippis) Voto: 8/10

Di |2011-10-12T16:54:07+02:0012 Ottobre 2011|Categorie: A, ALBUM|Tag: |

AMEBIX – “Sonic Mass”

(Easy Action Records) “Arise!” e “Monolith”, ecco i pilastri sui quali gli inglesi Amebix fondarono la propria reputazione. Le icone del crust punk hanno entusiasmato fans e addetti ai lavori, nell’annunciare la volontà di ritornare a suonare insieme. I primi segnali si erano avuti già nel 2008, ma ora “Sonic Mass” sancisce il loro ritorno. Dopo oltre due decenni pensare che una band fondamentale nello sviluppo del crust punk -forse più di quanto si dica, ma questo è un commento a margine- riesca a dire altro è arduo. Qui non si vuole partire prevenuti e la musica di “Sonic Mass” è l’unico aspetto da valutare. Quasi 44’ e dieci pezzi, con suoni poderosi ma ampiamente puliti e lucidati. Dieci pezzi a metà tra il ricordo di un fulgido passato e la proposta di modelli contemporanei, e quindi fuori tema rispetto al sound storico della band. La modernità è anche determinata dalla presenza del drummer Roy Mayorga -ex Nausea, Soulfly, Sepultura, ma già a lavoro con gli Amebix da qualche tempo-, conseguentemente il sound appare meno genuino e incline a dilagare in sonorità altrui o improprie, vedi “God of the Grain” e “The Messenger” i quali sono qualcosa tra l’industrial e il crossover. “Knights of the Back Sun” non è assolutamente da loro, troppo da hit! Non è da loro nemmeno “The Visitation” e “Here Come the Wolf”, troppo indulgenti al post-punk e al modern metal. “Days”, una semplice intro, porta gli Amebix a citare se stessi, un vezzo comune a tanti. Le cose migliori le mostrano nella marziale “The One”, nel viaggio spirituale della prima parte di “Sonic Mass” e nell’ottima e apocalittica seconda parte, e in “Shield Wall” tutto sommato un brano abbastanza celebrativo. Chi ascolta “Sonic Mass” non deve aspettarsi il sound anni ’80 e nemmeno ciò che ha fatto apprezzare gli Amebix. E’ un ritorno comunque gradito, ma non esaltante.

(Alberto Vitale) Voto: 6/10

Di |2011-10-06T18:08:58+02:0006 Ottobre 2011|Categorie: A, ALBUM|Tag: |

ABSU – “Abzu”

(Candlelight Records) Con il nuovo album “Abzu” la granitica e malsana band texana di black-thrash metal Absu scrive un nuovo capitolo della propria storia, usando un linguaggio abbastanza simile a quello degli ultimi due lavori. Sarà banale, ma il titolo e la stessa copertina rimandano inevitabilmente al precedente album omonimo del 2009. Questo è un segnale che la logica nel songwriting rispetto ai lavori  antecedenti a “Tara” è più marcata, a discapito della violenza istintuale tipica del loro sound. A conferma di questo modo nuovo di sviluppare le canzoni si può citare “Song for Ea”, un brano diviso in sei movimenti e della durata di oltre 14’. La suddetta linea stilistica in parte avviene anche grazie all’ingresso in formazione di Vis Cron alla chitarra, il quale ha un riffing molto più fluido e variopinto rispetto ai suoi predecessori. La formazione viene completata ovviamente dall’inossidabile Proscriptor McGovern, il quale si dimostra come sempre un batterista di tutto rispetto, e dal bassista Ezezu, entrato nella band al termine delle registrazioni di “Absu”. “Abzu” è un lavoro spedito, grazie a progressioni davvero furiose e ad altre più articolate perché più in sintonia con il thrash metal. A corredo si odono inserti tastieristici col mellotron, capaci di aggiungere ai pezzi quegli brevi scorci dal tono epico e mistico, necessari per sottolineare i testi mitologici d’ispirazione sumera. Fa piacere sentire che la band texana abbia ancora qualcosa da dire, con la speranza che proprio un brano così progressive come “Song for Ea”, possa essere una loro nuova direzione. Come lo stesso Proscriptor ha scritto, “la natura non rivela i suoi misteri, una volta per tutte”.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10

Di |2011-09-29T18:49:19+02:0029 Settembre 2011|Categorie: A, ALBUM|Tag: |

AS THEY BURN – “Aeon’s War”

(Siege of Amida) Band francese, ma con musicisti multietnici, che si trova al debutto con un album davvero interessante e, soprattutto, non noioso o scontato. Gli As They Burn suonano un metalcore carico di groove e davvero cattivo, potente e ricco di spunti e situazioni mutevoli. Probabilmente perché ha in seno anche i germi del death metal e del thrash. C’è qualcosa dei Meshuggah nel loro sound, almeno dal punto di vista concettuale, perchè il metal degli As They Burn è quello di una macelleria che sminuzza ogni riff possibile. Sono francesi, quindi assimilano la lezione dei connazionali Gojira, ma loro sono più sinistri, cupi e “malati”. Un sound deviato, psicotico, devastante e a tratti progressive, prego ascoltare “Psychoactive Green Fairy”, oppure post metal come in “Unfinished Creature” e in alcuni squarci di “Distorted Rules” e “City ov Pyramids”. Etichette a parte e superando i tentativi di definizione, “Aeon’s War” è un magnifico debutto. L’auspicio è che gli eclettici As They Burn continuino così.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10

Di |2011-09-25T18:00:41+02:0025 Settembre 2011|Categorie: A, ALBUM|Tag: |

AXEL RUDI PELL – “The Ballads IV”

(SPV-Audioglobe) In quest’epoca di file sharing e raccolte a metà prezzo, il buon vecchio Axel Rudi Pell segue gli antichi canoni e pubblica una nuova raccolta (la quarta!) delle proprie ballate. Anticipo subito il consiglio che darei alla fine: se siete amanti del vinile, questa è una compilation da acquistare nel lussuoso doppio gatefold colorato, per godere al meglio le rotonde evoluzioni della chitarra di Pell (immagino che spettacolo i suoni di “Touching my Soul” o di “Curse of the Damned”); su cd, un prodotto come questo perde gran parte del proprio appeal (altro…)

Di |2022-04-04T23:01:43+02:0023 Settembre 2011|Categorie: A, ALBUM|Tag: |

ARKONA (Аркона) – “Slovo”

(Napalm-Audioglobe) Sotto l’attenta guida di Masha “Scream”, gli Arkona si confermano una delle band più longeve e interessanti della Grande Madre Russia, e dopo l’ep apripista “Stenka na Stenku”, di appena tre mesi fa, danno oggi alle stampe il proprio sesto album completo. Nulla è cambiato rispetto al passato: (altro…)

Di |2019-12-31T12:34:06+01:0010 Settembre 2011|Categorie: A, ALBUM|Tag: |

ANCIENT ASCENDANT – “The Grim of Awekening”

(Siege of Amida) Gli Ancient Ascendant, inglesi, sono al loro primo album e si dimostrano alfieri di un death metal di stampo classico. Il sound è denso, ricco di groove, potenza e con un riffing spesso ancorato a dinamiche lente, volte a creare una certa atmosfera e melodia, mentre il drumming di Dave Moulding, in particolare con la doppia cassa, è un motore indiavolato. Tuttavia le chitarre del duo Butler-Poushin (il primo è anche il cantante) tentano comunque a diversificare le trame sonore, ma alla fine il vero punto di forza sono le ripartenze e le cadute di tensione che garantiscono una certa dinamicità a “The Grim of Awkening”. In tutta questa roccia granitica c’è spazio per qualche gemma intagliata splendidamente: “Lost Rage in the Dying Light”, vero momento di rottura con il resto dell’album, “Titan”, l’accattivante “The Scorn of Dead Men” e “Ravenous Undead of the Dead”. Non è un sound nuovo quello degli Ancient Ascendant, ma l’album alla fine risulta essere una pubblicazione death metal di tutto rispetto.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10

Di |2011-12-22T18:01:02+01:0008 Settembre 2011|Categorie: A, ALBUM|Tag: |

ATTICK DEMONS – “Atlantis”

(Pure Steel-Audioglobe) Quando ho letto nel package promozionale che il singer di questa band portoghese, gli Attick Demons, era il “figlio smarrito” di Bruce Dickinson, ho pensato alla solita esagerazione pubblicitaria: poi è iniziata “Back in Time” e ho dovuto immediatamente ricredermi. Il cantato di Artur Almeida rappresenta una copia ESATTA dello stile e della timbrica del mitologico cantante, e la sua band, qui all’esordio dopo 15 anni di underground, ha tutte le carte in regola per entrare stabilmente nei cuori di coloro che (come me…) i Maiden proprio non li sopportano più. Ma parlavamo dell’opener: un brano non indicativo per il resto del disco, dato che suona molto più US metal che NWOBHM come faranno i successivi. La titletrack ospita nientemeno che Ross the Boss e, guarda caso, Paul Di’Anno: l’effetto stranissimo è quello di sentir duettare i due cantanti storici della Vergine di Ferro! “City of golden Gates” sarebbe stata abbastanza bene su “Somewhere in Time”; ottimamente costruita “Riding the Storm”, anche se si percepisce che nell’album manca il cosiddetto ‘killer refrain’. In “Sacrifice”, datemi pure dell’eretico, sento il respiro dell’irripetibile “Alexander the Great”, mentre “Meeting the Queen” è una ballatona arrembante con ospite una voce femminile. Si conclude con l’energica “Listen to the Fool”. Un outsider vincente, una bella proposta grintosa e alternativa ai soliti nomi.

(Renato de Filippis) Voto: 8/10

Di |2012-10-10T07:29:12+02:0029 Agosto 2011|Categorie: A, ALBUM|Tag: |
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