Questa intervista è stata dura da realizzare. Se per caso qualche volta passate da queste parti (probabilmente lo fate solo se vi tagghiamo sui social, altrimenti dubitiamo di essere tra le vostre letture quotidiane), avrete notato che non facciamo più tante interviste. Semplicemente non abbiamo il tempo per farle, ci sono troppi dischi da recensire che ci arrivano in quantità industriali ogni singolo giorno (musicisti, datevi una calmata! Io amo gli In Vain perché mettono sempre almeno un lustro tra un disco e l’altro!). E poi, e leggerete che vale anche per i ragazzi della band, abbiamo lavori a tempo pieno e famiglie alle quali badare. Detto questo, solitamente la mia scelta è quella combinare l’utile con il dilettevole: fare le interviste ai concerti, faccia a faccia, incontrando la band. Quando gli In Vain avevano deciso che avevo scritto la migliore recensione per il loro nuovo lavoro (leggete qui), hanno preteso che di essere intervistati. Mi sono rifiutato, dando tutte le spiegazioni già citate: non ho tempo, solo quando verrete a suonare qui, ci incontreremo un giorno, ecc. Ho pure cercato di ignorare le loro email. Niente. Hanno quasi iniziato a ‘stalkerarmi’, volevano assolutamente una intervista via Skype (l’ho disinstallato!) o via email (nota anche come ‘mailer’). Quindi un giorno, dopo l’ennesima insistente mail dalla band, in un raptus di rabbia (davvero?), ho buttato giù le maledette domande mentre ascoltavo la loro dannata musica a tutto volume. E poi ho inviato loro la mail. Mi hanno risposto immediatamente, chiedendomi quando volevo avere le risposte! Ed io: ‘Chiedetevi quando volete la dannata intervista online!’. Diamine, erano LORO che LA VELEVANO! Quindi questa intervista è una ‘mailer’, come la chiamiamo nel settore: ho mandato loro le domande e loro mi hanno mandato le risposte. Non ho incontrato la band… e considerata la fantastica atmosfera che si è comunque instaurata, odio questa mailer proprio perché è una… mailer! Davvero, un’intervista tanto ricca di informazioni quando dannatamente divertente, ed infatti mi infastidisce davvero non essermi (ancora?) potuto sedere davanti a questi ragazzi, sorseggiando un drink, porgendo loro domande (ne avevo molte altre) e fare due risate con il nostro comune senso dell’umorismo!
Signore e Signori (e qualsiasi altro genere ci sia la fuori oggigiorno), questi sono il Sig. Johnar Håland e il Sig. Kjetil ‘quello nuovo’ D. Pedersen dei norvegesi IN VAIN! (read it in English) (altro…)