Thierry Bertone è una delle due chitarre dei 5 Star grave e Claudio Ravinale (Disarmonia Mundi) è la voce. La band italiana ha recentemente pubblicato, per la Massacre Records, l’album “Drugstore Hell”, un nuovo concentrato di energia, metal e rock ‘n roll. Leggiamo di seguito quanto hanno avuto da dirci i due musicisti.
Una domanda poco musicale: firmare per la Massacre è stato un giusto premio al vostro lavoro o un colpo di fortuna, oppure cosa?
THIERRY BERTONE: Bella domanda, bisognerebbe chiederlo a loro! Ahahah… Ci piace pensare che abbiano visto del potenziale su cui poteva valere la pena d’investire, finite le registrazioni dell’album ci siamo presi il nostro tempo per vagliare tutte le offerte da parte delle etichette con cui eravamo in contatto e quella di Massacre è stata semplicemente la proposta migliore. Il disco è reperibile ovunque e la promozione sta procedendo bene, quindi presumo sia stata una scelta azzeccata!
Cosa c’è stato tra “Corpse Breed Syndrome” e questo nuovo album? E’ un periodo di quattro anni…
CLAUDIO RAVINALE: Secondo me non ha senso fare uscire dischi a ripetizione, le idee non sono infinite e nella maggior parte dei casi il rischio di ripetersi è dietro l’angolo…Meglio diluire le uscite nel tempo e far uscire un disco solo quando si ha veramente qualcosa da dire. Detto questo abbiamo “buttato” quasi un anno a cercare un’etichetta idonea a rilasciare l’album e ad aspettare di venire inseriti nella release schedule che ha subito non pochi ritardi rispetto al previsto, quindi contando che il disco precedente era comunque uscito a fine anno di tempo non ne è passato poi così tanto tra i due album.
Cosa vuol dire avere il supporto di Tobias Lindell (Europe, Crashdiet, ecc.) nella produzione e tutte le varie fasi? Quanto influisce sulla musica di una band l’apporto di un personaggio di quella levatura?
THIERRY BERTONE: Il suo supporto ha sicuramente valorizzato al massimo le potenzialità dell’album, dal punto di vista compositivo ci siamo occupati personalmente di ogni singolo aspetto, quindi il suo apporto è stato nullo, ma una volta registrate le singole parti ha saputo ottenere un sound organico in cui ogni strumento ha il proprio spazio e questo è stato per noi un risultato molto importante. Il suo merito maggiore è stato quello di donare un sound molto potente, ma al tempo stesso “vero” e di matrice rock’n’roll all’album, di questo siamo assolutamente molto soddisfatti.
Il vostro sound è, almeno secondo la mia personale opinione, armonico, nel senso che tutte le canzoni hanno una loro struttura definita e una vivacità coinvolgente. Tuttavia vi distinguete comunque per una ricca varietà di influenze, stili, idee. Questo secondo aspetto vi colloca nel metal “festaiolo”, sfrontato, alcolico, dalle radici rock ‘n roll. Credi che quelle radici siano senza tempo e ogni volta che si ripropongono ricevono consensi?
THIERRY BERTONE: In realtà spesso e volentieri è la cosa più rischiosa, quando fai una scelta “root oriented” è facile cadere nel clichè e far credere che siano finite le idee, che sia più facile ricavarsi uno spazio o muoversi su qualcosa di già sentito e che funziona, che vuoi essere commerciale eccetera… Personalmente ritengo che questo disco ci rappresenti perfettamente sia come musicisti che come persone, lo considero una sorta di crossover estremo più orientato verso il rock ed il punk con spruzzate di ogni genere, ma soprattutto è un processo naturale per noi, non è una ricerca o la voglia di scrivere qualcosa di particolarmente commerciale, è semplicemente che quello che facciamo e rappresenta ciò che siamo nel modo più spontaneo possibile.
Essere in sei in formazione permette di arricchire il sound e l’aspetto compositivo?
CLAUDIO RAVINALE: Sicuramente, anche se la convivenza non è sempre facile, abbiamo sei personalità molto diverse e ovviamente ognuno è convinto di star sempre dalla parte della ragione, per cui le discussioni sono all’ordine del giorno ahahah…Fortunatamente ci conosciamo da un sacco di anni, alcuni di noi sono letteralmente cresciuti assieme, quindi l’amicizia aiuta a stemperare un po’ i bollenti spiriti nei momenti di maggior contrasto, senza contare che condividendo lo stesso obiettivo è facile trovare un compromesso tra i diversi punti di vista. Dal punto di vista compositivo solitamente Thierry porta i riff madre del brano su cui ognuno comincia ad innestare le proprie parti, è un processo molto naturale in cui possono svilupparsi tutte le diversi influenze della band senza costrizione alcuna.
Quali sono le sensibili differenze tra la critica italiana e quella estera sul vostro nuovo album, “Drugstore Hell”, e quali sono queste differenze anche rispetto all’album precedente, “Corpse Breed Syndrome”?
CLAUDIO RAVINALE: Le principali differenze stanno piuttosto tra le persone che svolgono il proprio lavoro in maniera professionale, ascoltando per intero l’album prima di recensirlo e quelle invece che dopo l’ascolto distratto di un paio di brani buttano giù una recensione a caso senza sapere nemmeno quello che stanno scrivendo o quello che hanno ascoltato…Fortunatamente la maggioranza dei recensori rientra nella prima categoria e infatti la critica è stata quasi ovunque unanime: il disco è stato accolto molto bene e i complimenti in merito si sono letteralmente sprecati! Questo non può che farci piacere e dimostra che i nostri sforzi non sono stati vani. La differenza maggiore rispetto al disco precedente è che semplicemente abbiamo imparato a fare meglio quello che già ci contraddistingueva ai tempi, miscelando in maniera migliore le nostre influenze ed enfatizzando a dovere ogni parte del nostro sound.
Ci sono progetti su dei videoclip o comunque su qualcosa di filmico da abbinare alla vostra musica?
CLAUDIO RAVINALE: Diciamo che un videoclip sarebbe sicuramente un ottimo modo per promuovere il nuovo album, ma come al solito per fare le cose ben fatte ci vanno ingenti fondi che al momento preferiamo destinare ad altre attività… Tutto dipende anche dal supporto del pubblico, se le vendite del nuovo album si rivelano quantomeno incoraggianti possiamo pensare concretamente alla realizzazione di un videoclip, altrimenti se ne riparlerà per il prossimo disco.
Un nuovo ed ottimo album, una grande etichetta alle spalle, questo vuol dire che avrete più opportunità per esibirvi live, in Italia e altrove?
THIERRY BERTONE: Assolutamente no! Ahahah… Avere un buon disco fuori ed un’etichetta grossa che lo supporta ormai sono solo un punto di partenza, dieci anni fa poteva essere considerato come un punto d’arrivo, ma al momento col mercato discografico in ginocchio rappresenta semplicemente l’inizio della salita… E c’è ancora veramente molta strada da fare prima di affermarsi come band, soprattutto per quanto riguarda i live. Purtroppo qualunque cosa si scelga di fare ad un livello professionale richiede ingenti investimenti di tempo, energie e denaro ed ovviamente l’organizzazione di un tour non sfugge a questa triste realtà. Sicuramente un’attività live costante e di rilievo è il prossimo obiettivo che ci siamo prefissati di raggiungere e a questo mireremo nell’immediato futuro, visto che poco importa quando sia ben accolto il tuo nuovo disco, se la gente non ti vede dal vivo con continuità ci sono talmente tanti gruppi in giro che fai subito in fretta a finire nel dimenticatoio.
Grazie per l’intervista e ancora complimenti per il vostro album.
THIERRY BERTONE: Grazie a voi per il supporto e un saluto a tutti i vostri lettori! Ricordo a tutti che sul nostro sito http://www.5stargrave.com/ è possibile scaricare gratuitamente alcuni brani da ogni nostra release, quindi se volete farvi un’idea più concreta del nostro sound fateci un salto! Respect & Rock’n’Roll!!
(Alberto Vitale)
Recensione: https://www.metalhead.it/?p=7118