photoepisthemeÈ passato qualche tempo dall’uscita di “Descending Patterns”, ma non è mai troppo tardi per informarsi sulle più interessanti realtà musicali della nostra penisola: ecco dunque il risultato della chiacchierata fra MetalHead e Riccardo Liberti degli EpisThemE. Buona lettura!

Salve Riccardo, grazie per questa intervista! Della band mi ha colpito subito il nome, greco come la storia della vostra Sicilia…

Ciao Renato, innanzitutto grazie per l’opportunità che ci concedi!

La scelta del moniker EpisThemE viene dal greco, è composto dalla preposizione ‘epì’, cioè «su», più il verbo ‘histemi’, che significa «stare», «porre», «stabilire», quindi, «che si tiene su da sé»: è un termine che indica la conoscenza certa e incontrovertibile delle cause e degli effetti del divenire, ovvero quel sapere che si stabilisce su fondamenta certe, al di sopra di ogni possibilità di dubbio attorno alle ragioni degli accadimenti. Abbiamo scelto questo nome per conoscere tutte le cause dello scibile inerente a ciò che ci circonda e capire cosa ci sta accadendo in quest’era buia.

Due di voi provengono dai Noble Savage, una formazione secondo me molto valida e sottovalutata… come è finita la storia della band?

L’unico ad aver militato nei Noble Savage sono io. Daniele ha provato ad inserirsi nella band ma dopo due prove ha mollato perché non era il genere che più gli ispirava suonare. La band si sciolse nel 2012 a causa di divergenze musicali e poca voglia nel portare avanti il progetto.

Mi piacerebbe avere ora qualche informazione in più sui brani che mi hanno colpito maggiormente: “Némesis” (un altro titolo in greco!) e lo splendido strumentale “Shades of May”…

Sono gli unici due brani totalmente scritti dal nostro chitarrista Francesco Coluzzi ed arrangiati da noi EpisThemE in un periodo di particolare ispirazione. Davvero dei gran bei brani. Quando li ascoltai per la prima volta rimasi davvero colpito! Stiamo ricevendo molti feedback positivi soprattutto su queste due canzoni e siamo felici di aver puntato su questi due brani.

Molto criptici e affascinanti ho trovato i vostri testi… chi è il loro principale compositore? C’è un messaggio preciso e complessivo che vogliono comunicare?

Il primo anno siamo stati aiutati da un nostro amico, Valentino Valenti, che era stato reclutato come session per iniziare a porre le basi dei testi. Da questa base, l’attuale cantante Luca Correnti ha perfezionato i testi e completato quello che non era stato ancora scritto. I nostri testi sono molto introspettivi, esplorano quegli aspetti della mente e dell’animo umano comuni a tutti… non sempre in chiave positiva. Spesso sono amare riflessioni sugli schemi mentali (i “patterns”, per l’appunto) in cui a tutti noi capita di cadere, prima o poi. Per quanto riguarda lo stato d’animo da cui viene l’ispirazione, il primo che mi viene in mente è “riflessivo”. Ma non sempre si tratta di riflessioni “calme” o “serene”… credo si senta dall’impatto dei brani!

Nella mia recensione ho parlato senza problemi di prog metal (o al massimo di extreme prog metal), ma ho notato che i miei colleghi hanno invece indirizzato i lettori a generi moderni che finiscono quasi tutti con ‘core’… a chi daresti ragione? Se sono io nel torto non mi offendo, eh!

Sinceramente, prima della pubblicazione del disco, non sapevamo a quale pubblico potessimo interessare. Abbiamo parecchie influenze, dal death al prog. C’è chi addirittura di ha etichettati come nu-metal o djent… Personalmente odio le etichette… preferisco definire la mia band semplicemente “Metal” o al massimo “Prog Metal”. Sta alla gente decidere come classificarci se proprio vogliono. A noi piace quello che componiamo perché non ci sediamo a tavolino dicendo: oggi facciamo un brano death o uno Heavy… quello che ci guida è l’ispirazione.

Questa domanda potevi facilmente aspettartela: quanto è difficile suonare heavy metal in Sicilia? Come è la situazione dalle tue parti? Come va con le esibizioni live?

Posso dirti a gran sorpresa che ultimamente ci sono diverse realtà organizzative che si muovono qui in sicilia. I primi che mi vengono in mente sono il We Rock Fest, Il Metalcamp Sicily e la V.O.V eventi. Le esibizioni singole live invece sono deprimenti, non esiste un locale adatto disposto a far suonare metal. Siamo sempre sommersi da tribute band, cover band, pop, rock italiano… un disastro veramente… siamo davvero in pochi ormai…

Curiosità: da musicista, come vedete l’attuale mercato discografico metal italiano? Avete come me la sensazione che ci siano troppi prodotti in giro, che rendono difficile farsi notare?

Sì, troppe band. Con l’era del digitale ormai sono tutti a registrarsi la demo o il disco a casa e automaticamente le band underground proliferano distogliendo il più delle volte l’ascoltatore dalla musica fatta bene ed anche alle persone corrette. Direi che a parte le band blasonate italiane, il resto fatica veramente a ritagliarsi uno spazio.

Quali sono ora i vostri progetti per il futuro, a medio e lungo termine?

Continuare a comporre nuova musica (abbiamo una dozzina di brani in cantiere) e suonare live, non abbiamo grandi pretese… l’importante è fare buona musica e divertirsi ma sempre con costanza ed impegno e non con superficialità come molti fanno… per me la musica è una cosa da prendere sul serio, non è la tipica scampagnata con amici con la chitarra classica… divertirsi sì, ma con serietà.

La fine dell’intervista spetta naturalmente a te, grazie per il vostro tempo e a presto!

Ti ringrazio nuovamente a nome di tutta la band… per noi band emergenti è molto importante avere uno spazio dove poter dire la nostra opinione e farci pubblicità. Grazie ancora!

(Renato de Filippis)

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