Proposte ad ampio raggio dalla GhostRecord Label, etichetta che spazia su diversi generi. Di come opera l’etichetta se ne parla con Leandro Partenza. L’occasione è servita anche a scambiare qualche impressione con due band del roster Ghost, cioè Day After Rules e Fifth Law.
Un po’ di storia sulla GhostRecord Label. Nascita e sviluppo, come e quando è avvenuto tutto ciò. Inoltre quanto c’è della Ladymusicrecords nell’etichetta?
La Ghostrecord Label nasce quattro anni fa a Londra dalle ceneri della Ladymusicrecords fondata nel 2001 in Italia. Della Ladymusicrecords non c’è rimasto più niente, se non io che sono l’unico rappresentante. Mentre la GhostRecord grazie anche all’esperienza decennale con la Ladymusicrecords si è sviluppata ripristinando vecchie collaborazione e instaurandone delle nuove. All’inizio è stata dura perché il passaggio delle due label ha visto un periodo di buio di tre anni, ma piano piano e con buone idee e strategie, si è riaperta la strada e reinserita nel circuito delle label indipendenti.
È la GRL a cercare band e musicisti oppure l’etichetta è contattata da chi ambisce a pubblicare qualcosa?
La nostra label non contatta le bands a meno che non dia vita a progetti, come compilation o organizzazione live e dunque tramite comunicati stampa o newsletters che informano le bands, ma sono le bands stesse che ci chiedono info riguardo ai nostri servizi.
Come lavorate sui musicisti?
Offriamo servizi di Distribuzione on-line e digitale e promozione di EP-CD-video, con contratti semestrali o annuali. Il tutto si basa sull’invio di materiale via link o fisico alle webzine e riviste per comunicati stampa, recensione e/o interviste, poi in base agli accordi lavoriamo anche su eventuali video che la band ci fornisce. Per la parte dolente relativa ai live non abbiamo esclusiva. Quando ci capitano occasioni informiamo le bands del nostro roster poi chi vuole può partecipare o meno all’evento.
Quanto può essere utile per una band che inizia la propria carriera, avere alle spalle un’etichetta come la Ghost?
Parlando più in generale, posso dire che l’etichetta che lo fa di lavoro (come ad esempio la mia label), si dedica alla “causa” nell’arco della giornata, cosa che magari una band per motivi di tempo (lavoro-studio-prove) non può fare e dunque direi che è utile avere alle spalle chi gestisce la cosa, nel totale interesse della crescita dell’immagine sia della band e di riflesso della Label.
Oggi l’underground è un oceano sempre più ampio e sempre ben popolato. Pensi che da esso provengano ancora buone idee e che possano diffondersi nella scena musicale?
Certo è proprio da lì infatti che peschiamo le buone proposte, l’underground di oggi è un bel vivaio, ricco di sorprese e talenti promettenti.
Come descriveresti la vendita di materiale musicale, in questa nuova era digitale, dove la pirateria ormai è solo una delle tante sfaccettature di una fruizione musicale ben diversa dal passato?
Le vendite sono in evidente calo, anche perché almeno qui in Italia si è persa un po’ la cultura del disco fisico a favore della pirateria e delle bands che mettono il CD in completo free download. Comunque credo che a breve ci sarà la ripresa anche perchè se non sbaglio sta tornando la voglia del Vinile.
Grazie. Fornisci pure ai lettori informazioni su come consultare le proposte della GhostRecord Label.
Grazie a voi per lo spazio che mi avete dedicato, due siti da cui si può arrivare al resto dei miei social networks: www.ghostrecordlabel.com e www.crashsound.com
Day After Rules, sfrenato trio italiano che esibisce un punk rock diretto e con buone melodie. A voi il duo storico, Fabio e Giulia.
Siete ormai stabilmente un trio? Lessi da qualche parte che avete faticato a trovare un batterista che affiancasse stabilmente chitarra e basso.
Ciao a tutti! Si, la formazione si è stabilizzata come trio, siamo partiti come trio, abbiamo sperimentato per un breve periodo la formazione con due chitarre ma ci siamo resi conto che al momento basso-chitarra-batteria sono decisamente meglio e i D.A.R. stanno ormai lavorando e pensando esclusivamente come trio, con tutte le potenzialità (o limitazioni) che questo decisione comporta. Io e Giulia abbiamo lavorato con diversi batteristi, ora stiamo lavorando al sound con Gio, batterista dei Day After Rules ormai da quattro anni. Gio è in assoluto il batterista con cui i D.A.R. hanno lavorato meglio, prova è che in questi quattro anni abbiamo prodotto ben due CD! Le cause che ci hanno portato a cambiare così tanti batteristi (ben si) sono state diverse, a volte c’è stata una incompatibilità personale ed umana, altre volte il lavoro ci ha allontanati, oppure molto più semplicemente “non era il musicista giusto” per questo progetto.
”Innocence”, il vostro ultimo album, mi è sembrato un buon esempio di punk melodico e ho inteso che è piaciuto in giro. Quanto tempo vi ha preso l’album per scriverlo e inciderlo?
I brani contenuti in “Innocence” ci giravano nella testa da circa un annetto e alcuni li avevamo già “testati” in qualche live, tranne “I Must Beed” e “Timeless” che hanno visto la luce solo alla fine e li abbiamo voluti tenere come tracce totalmente nuove. L’incisione invece è stata fatta in maniera molto compatta e il tutto ci ha tenuti occupati una settimana, però di quelle veramente intense. Noi siamo soddisfatti del risultato ed abbiamo avuto dei buoni riscontri. Sicuramente parte del “successo” dell’album è dovuto all’ottimo lavoro svolto dal fonico con cui abbiamo lavorato, Andrea Tripodi (Trix), ci teniamo a nominarlo perché abbiamo lavorato splendidamente con lui ed oltre ad essere un ottimo fonico è una persona squisita. Grazie a “Innocence” inoltre è iniziata la nostra collaborazione con la Ghost Record Label di Leandro Partenza e questo per noi è stato un ulteriore motivo di soddisfazione.
Avete realizzato anche altro prima di “Innocence”, come suona quel materiale?
Prima di “Innocence” abbiamo fatto altre tre esperienze in studio di registrazione, nel 2012 abbiamo registrato il primo vero e proprio album, “Whatever Happens No Regret” (nove tracce) sempre con Gio alla batteria. Questo cd suona decisamente molto meno bene in termini di qualità di suono e pur contenendo buone canzoni manca della compattezza di “Innocence”, è stato comunque un lavoro importante per l’amalgama del gruppo. Precedentemente nel 2007, con un caro amico alla batteria (Attilio Coldani), abbiamo registrato un EP di quattro pezzi, “Time’s Destroying Memories”. A quel tempo avevamo appena lasciato il batterista di allora e registrare ha significato molto, per me e Giulia, ha significato non mollare, portare avanti il progetto, è stato molto importante… il materiale è ancora piacevole da ascoltare, ma fa parte di un passato che oramai si è evoluto. Nel 2004 abbiamo registrato la primissima demo di tre pezzi, “Now or Never Again”, con il nostro primo batterista e co-fondatore dei D.A.R., roba molto vecchia, ma ben registrata! Eravamo noi ad essere acerbissimi! Un pezzo della demo lo suoniamo ancora qualche volta, “In a Cage”.
Perché realizzare un videoclip per la canzone “My Innocence” (QUI)? Come avete concepito la ‘trama’?
Il video per “My Innocence” è stato il primo che abbiamo realizzato, ne siamo molto orgogliosi, fa parte dell’idea di dare maggiore visibilità al gruppo e dare anche un aspetto “visivo” delle idee che ci frullano in mente e fa tutto parte del mondo Day after Rules. La trama è stata concepita principalmente da Giulia, che ha realizzato lo storyboard per l’intero video, ma ognuno di noi tre ha portato il suo gusto e dei suggerimenti. Un aiuto enorme ci è arrivato anche dal nostro amico Michele Garioni, regista e montatore dell’intero video. La trama è stata concepita in pochissimo tempo cercando di sviluppare un’idea che ci girava in testa da un po’: quella di condensare in immagini di vita, immediate, i concetti che vengono espressi nel testo. L’intenzione è stata quella di creare una commistione di immagini e parole che potesse far scaturire nella mente di chi vede il video una sensazione forte, a cui ognuno poi, potesse però dare il suo significato personale.
Nel vostro Facebook c’è una descrizione dalla quale emerge questo passo “ ma nella definizione punk-rock si rispecchiano tante nostre idee e un approccio sanguigno e passionale alla musica che noi crediamo ancora capace, come è stato per noi, di dissetare molte anime alla ricerca di qualcosa di speciale”. Il punk è il mezzo e la musica è la spinta, la motivazione?
E’ dura sintetizzare il modo di vivere la musica in un unico pensiero, almeno per noi, spieghiamo così la cosa…Diciamo che in noi c’è un grande amore per la musica, per tanta musica a volte per cose veramente diversissime l’una dall’altra, riteniamo che la musica sia un veicolo, una forma d’arte potentissima che tocca l’anima ad una profondità forse (forse) inarrivabile per altre forme d’arte. In questo senso esprimiamo noi stessi nella musica. Il punk rock (nell’accezione di libertà espressiva al massimo livello, di totale negazione di ciò che c’è già e nella sua carica rivoluzionaria) è stato il mezzo musicale attraverso il quale abbiamo deciso di esprimerci e nel quale ci siamo trovati…Nell’idea in se, non nell’estetica “punk” (intesa come purtroppo a volte accade solo come “moda”).
Grazie mille. A voi il congedo!
Grazie mille a Metalhead per questa intervista, per la recensione di “Innocence” e per tutto il tempo che avete dedicato ai Day After Rules! Ringraziamo moltissimo anche chi leggerà questa intervista e vorrà interessarsi al nostro gruppo!
A tal proposito lasciamo il principale contatto della band, QUI.
Grazie a tutti, un saluto dai D.A.R.!
I Fifth Law sono dei debuttanti che con l’EP “Make It Real”, hanno messo in mostra un buon gusto per la composizione e una cantante, Alice Chirico, dalla vocalità eccellente. È proprio Alice a rispondere alle domande.
Mi sembra che Piemonte da qualche tempo si ricomincia a sfornare band, musicisti e pubblicazioni di un certo interesse? Voi siete tra questi ovviamente!
Questa quasi domanda-affermazione ci lusinga molto. Siamo una goccia in mezzo al mare “sommerso” dell’Underground, credo.
Da quanto tempo esistono i Fifth Law e da quando avete preso a realizzare canzoni vostre?
I Fifth Law nascono nel 2009 ma si completano nel 2013. Una gestazione lunga anche se l’idea degli inediti era presente fin dai primissimi esordi. La band voleva essere alternativa fin dall’inizio, non sapeva come e non aveva i mezzi primari per esserlo (ovvero i membri giusti), per questo è stato necessario tempo per “trovarsi”.
Come siete arrivati alla Ghostrecord Label?
Grazie alla Nylon Feet compilation (andate e darci un occhio)! Diciamo quindi per puro caso…e sono queste le collaborazioni migliori, credo!
Quali sono i riscontri positivi che più o meno tutti vi tributano per “Make It Real”?
Sicuramente la particolarità del genere che spesso suona strano e diverso e difficile da categorizzare. La precisione della batteria e del basso e la creatività tecnica ma non solo, delle chitarre. Pochi si soffermano sui testi ma diciamo che siamo in Italia e i testi sono scritti in inglese…
In giro ho letto spesso che le vostre influenze si sentono. Ma quali sono? Non mi sembra che qualcuno le abbia elencate.
Diciamo che in molti hanno giocato a “indovina chi”, ed è possibile notare un filo conduttore nei loro pareri. Da un lato la voce è spesso associata allo stile di Evanescence, Lacuna Coil o Guano Apes. Qualcuno si è spinto fino agli anni ottanta…ma con molta cautela. Lo stile generale dipende: a volte ci collocano nell’alternative rock a volte nel metal stile gothic. Adesso ci è arrivata una recensione di una rivista finlandese che tradotta con Google Translate ha fatto intendere i nomi di “Faith No More”….ma vai a capire cosa volesse dire!
Ti ringrazio e rinnovo i miei complimenti, con la speranza di ascoltarvi di nuovo e presto. Rivolgiti liberamente ai lettori.
Vorremmo dare una direzione ancora più lineare e decisa ai nostri brani per essere riconosciuti come “innovatori” e soprattutto vorremmo lanciarci anche a comporre per un pubblico più “nazionale” (italiano)…Speriamo di avere la possibilità di imparare sempre da chi ci ascolta e apprezza ma anche e soprattutto da chi non ci ascolta o non ci apprezza.
(Alberto Vitale)