Molti si chiedevano dove fossero finiti… beh, eccoli qui! Gli Helreidh sono tornati con un grandissimo album, del quale discutiamo con il leader della band, Yorick. Attenzione ai prossimi appuntamenti live con la band di cui si parla nel finale!
Salve ragazzi, e bentornati sulla scena! Dove siete stati negli ultimi 13 anni e come si sono create le condizioni per il vostro comeback?
Ciao carissimo, e un ciao a tutti i lettori di Metahead!!!! Sono stati lunghissimi 13 anni… dopo i due anni che ho fatto in USA, ho cercato di riformare la band varie volte, ma non si sono mai verificate le condizioni giuste per portare al termine la stesura e produzione di un album nuovo, anche se i due vecchi progetti “Earth Chronicles” e “Orfeo” erano ben strutturati e pronti per essere completati. Così dal 2003 al 2006 ho fondato e suonato con i vicentini power/classic metallers Raising Fear, vivendo alcuni tra i più belli anni musicali della mia vita… oltre che i più intensi. Dal 2007 in poi si è riaccesa la speranza con Helreidh, soprattutto grazie al rientro in formazione di Luca il batterista originario che registrò “Mémoires” nel 1996, e quindi piano piano abbiamo ripreso a scrivere. Negli anni precedenti il 2007 c’erano stati vari tentativi, uno dei quali ci portò pure a suonare al Valpolicella Metal Fest. Devo dire che sono riconoscente ad ogni singolo musicista che in tutti questi anni ha contribuito alla band… chi più chi meno, sono tutti dentro questo album. Poi nel 2008 ho avuto gravi problemi ad una mano, per i quali pensavo di non poter più tornare a suonare, e quando per sbaglio nel 2010 un dottore è riuscito a “guarirmi”… abbiamo subito ripreso scrittura e registrazione dei pezzi… che inizialmente dovevano essere un promo, ma che alla fine sono diventati “Fragmenta”.
Come avete trovato cambiata la scena? In meglio, in peggio… o le cose sono sostanzialmente le stesse rispetto alla seconda metà degli anni ’90?
Beh, la scena è cambiata molto. La musica è diversa, i musicisti sono diversi, le giovani band sicuramente più preparate e più agguerrite… forse quello che ho trovato è un po’ di confusione. Una volta c’erano meno band, meno locali, meno etichette… e ci si trovava in di più ad ascoltare meno band… ora invece ci si trova in tanti ad ascoltare tante band, e non sempre è facile trovare band di qualità. Ma d’altra parte lo trovo normale, visto il grande numero di produzioni in campo musicale e anche in un genere di “nicchia” come il Metal. Ovvio che nel gran numero non tutto è di qualità… soprattutto compositiva, perché sicuramente dal punto di vista di produzione, il livello grazie alle nuove tecnologie si è alzato molto. Direi che comunque è tutto molto stimolante, sono tutte nuove sfide, nuove cose da ascoltare e metabolizzare… amando la musica, non si può non amare questo.
Qual è il concept che sta dietro al nuovo disco “Fragmenta”? è tutto legato alla figura di Orfeo o c’è anche qualcosa d’altro?
Mi sarebbe molto piaciuto poter fare uscire il tanto sospirato Orfeo. Marco Concoreggi (ora con i Greci Dexter Ward) ed io ci abbiamo lavorato molto… ed i testi erano già pronti, ma purtroppo non siamo riusciti a concluderlo. Di fatto “Fragmenta” raccoglie 10 anni di songwriting solitario e con varie line-up. Di fatto “Fragmenta” vuole significare questo una raccolta di pezzi scritti tra il 1998 e il 2008 che facevano parte di vari progetti incompiuti. Ci sono pezzi di Orfeo, pezzi di Earth Chornicles, pezzi scritti con Gary Wehrkamp degli Shadow Gallery e pezzi relativamente nuovi… volevamo fare uscire un album quanto prima, e abbiamo optato per raccontare la storia di 10 anni di Helreidh, per poi essere più tranquilli nella stesura di pezzi nuovi con l’attuale formazione.
Sono i vostri volti quelli ‘decostruiti’ sulla copertina? Come mai avete scelto questa immagine?
Beh, pensando all’idea di “Fragmenta” e frammentarietà, abbiamo pensato di fare una copertina diversa dal solito. Che fosse più fotografica che grafica. Così abbiamo pensato di farci delle foto, e poi strapparle… e di ricomporre un unico volto con i pezzi che ne avevamo ottenuto… alla fine però non sembrava funzionare bene, così abbiamo provato a spargere i pezzi su un panno nero e a fotografare il tutto di nuovo… e alla fine il risultato ci è piaciuto.
“In Hoc Signo Vinces” e “Shades of my untimely Autumn” sono i miei brani preferiti. Ne parliamo più approfonditamente?
“In Hoc Signo Vinces” nasce intorno al 2003-2004. Volevamo riprendere a scrivere pezzi più diretti e brevi, rispetto ai soliti nostri minutaggi (dai 7 ai 12 minuti). Così abbiamo iniziato a scrivere questo riff diretto e a costruire il tutto attorno ad una struttura di canzone più tradizionale. Il pezzo poi è rimasto latente per molto tempo, fino a quando con la nuova formazione nel 2007 l’abbiamo completato aggiungendo la parte centrale sinfonica. Il testo poi l’ho scritto di recente… sono sempre stato affascinato da un poema anglosassone intitolato “The Dream of the Rood”, che parla del sogno della croce. E’ una rivisitazione del sogno di Costantino, e così ho fatto una specie di mesh up dei due testi, che comunque erano correlati tra loro. È un pezzo che comunque non faceva parte di nessuno dei concept vecchi della band. “Shades” invece è stato interamente scritto da Frana e arrangiato con Aligi; la splendida melodia vocale è stata invece scritta e interpretata da Marco Concoreggi. È un pezzo nato dallo spirito classicheggiante di Frana, e dal prog evoluto anni 70 di Aligi. Devo dire un gioiellino per quello che mi riguarda, perché chitarra classica e tastiere synth è un abbinamento molto raro… il pezzo faceva parte di “Orfeo”, ed era proprio il canto di Orfeo all’interno del concept. Struggente ed innamorato.
Vi chiederei inoltre di spiegarmi il testo di “Ex Visionibus… Fatus”, per quel che mi riguarda un enigma insolubile!
Fa parte anche questo pezzo del concept di “Orfeo”, ed effettivamente è complicato da capire se non si conosce quello che c’è dietro alla creazione di quel concept. Il concept è l’incrocio del mito classico raccontato nelle “Metamorfosi” di Ovidio e della sua riedizione inglese medievale nel romanzo cavalleresco “Sir Orfeo”. La nostra versione vede King Orfeo del poema inglese come una specie di reincarnazione dell’Orfeo classico. E il mito classico, nel nostro concept, diventa una visione che ha l’Orfeo medievale, dalla quale trae la soluzione alla propria tragedia: ovvero il rapimento di Dama Euridice da parte del Re delle Fate. Dalla visione quindi Orfeo capisce quale sarà il suo destino, e la via per compierlo.
Come è sorta la collaborazione con Marco Concoreggi, un cantante noto e apprezzato per la sua ‘militanza’ in ben altri generi?
Marco faceva parte del giro di musicisti che ho incontrato nei primi anni 2000 a Mestre subito dopo essere tornato dagli Stati Uniti. Ad un certo punto di vita della formazione di allora ci siamo persi Max (l’attuale nostro cantante) e si è aggiunto alla band appunto Marco, che con grande passione e competenza ha scritto le parti vocali e i testi di tutto quello che riguardava Orfeo. Di fatto Marco rimane ancora il settimo membro della band. Quando possiamo lo ospitiamo anche live, così come è successo per l’evento acustico, e come probabilmente sarà per il concerto con Adramelch ed Eldritch a Gennaio.
Mi ha colpito in modo particolare la foto promozionale diffusa ovunque… che significato ha?
Quella con le due ragazze? Beh è nato tutto perché volevamo dare un tocco diverso alla band. Un’immagine che in parte si discostasse dalla solita immagine delle band metal, molto ruvida e aggressiva. Abbiamo così pensato intanto di basare tutto sul contrasto bianco e nero… come stile, che avrebbe poi dovuto guidare anche lo stile dei live futuri. Da fotografo ho messo a disposizione lo studio e l’attrezzatura dello studio in cui lavoro, abbiamo chiamato un paio di amiche che ci aiutassero a rinforzare l’idea del contrasto bianco e nero… e quindi abbiamo fatto alcune prove, questa è stato uno degli scatti meglio riusciti.
State suonando in giro? Vi limitate alle vostre zone o vi vedremo altrove in Italia e in Europa?
Abbiamo fatto in questi giorni il nostro debutto live, nel tempio metal del Padovano: il Ricky’s Pub. E’ stato uno speciale set acustico principalmente di cover, per introdurre la band, e presentare l’album. Siamo stati coadiuvati da due DJ d’eccellenza come Mariotio di Materiale Resistente, e Mountain King di Notturno Metal. I prossimi appuntamenti sono: 15 Dicembre un breve shocase da Essemusic Store di Montebelluna (TV); l’11 Gennaio c’è l’Italian Prog Metal Night al New Age di Roncade (TV) con Eldtritch e Adramelch. Riprenderemo poi in Primavera quando avremo preparato bene uno show da headliners. I pezzi nuovi cono molto complessi e ricchi di cori e orchestrazioni, e vogliamo preparare un bello show!
Lascio a voi naturalmente la conclusione dell’intervista. Grazie per il vostro tempo e a presto!
Grazie a Metahead per averci ospitati, è sempre un onore e un piacere per noi. Aspettiamo tutti i fan del prog metal l’11 Gennaio al New Age per una serata veramente speciale e unica. Stay Rock!
(Renato de Filippis)