Ignoravo gli Incite. In questa webzine siamo un team e non mi sono occupato personalmente dell’album degli Incite. L’ho anche detto a Richie prima di intervistarlo! Ma io ero quello che andava al concerto, quindi mi sono fatto carico dell’impegno. Ed è stato un grande piacere! Mentre Alberto era incaricato di produrre le domande, io dovevo parlare all’artista. Sono stato una specie di inviato speciale, se volete, ma mi ha entusiasmato la passione e l’energia di Richie Cavalera. E l’intervista, che doveva essere un semplice ‘porre le domande di Alberto’ è andata più in profondità, è stata più interessante e personale. (read it in English…)
Richie mi stava aspettando al banchetto del merch, come da accordi. Un tipo completamente folle sul palco, ma un vero uomo d’affari, impegnato per la band che ha messo in piedi e portato in giro per il mondo. Usciamo dal locale, ci sediamo, accendo il registratore…
MH: Hey!
RC: Prova! Prova!
MH: Le domande di sono Alberto. Probabilmente ogni nuovo album per una band… è un gran album. “Oppression” è il quarto disco dopo anni di attività. Pensi sia un punto di arrivo o pensi sia il picco della tua creatività in questo momento?
RC: Per noi, sai, penso… se guardi al passato della band vedi che abbiamo sempre cercato di trovare i membri giusti per gli Incite, e penso che con “Oppression”, e la fine del nostro precedente disco “Up in Hell”, è dove ci siamo veramente arrivati. Sai che abbiamo il batterista, il bassista, il chitarrista, io… tutto assieme… quindi ora siamo al punto dove iniziamo a trovare noi stessi. Credo che i primi due dischi sono più un esperimento per vedere che tipo di band volevamo essere… avevamo il fuoco dentro, scrivevamo materiale, ma quando quei ragazzi se ne sono andati, è stata una rinascita per gli Incite e per me. L’abbiamo introdotto con “Up in Hell” e con “Oppression , sai, ci stavamo rapportando l’uno con l’altro… credo servano almeno due anni per essere veramente assieme, diventare una cosa unica, come abbiamo scoperto con “Oppression” ed avere Steve Evetts come produttore … la prima volta che ci siamo trovati coinvolti nel provare, nel spingere le cose più in là. Intendo dire, avere un obiettivo fuori dai soliti solidi confini. Penso che con “Oppression” ci sono finalmente gli Incite, c’è il disco che volevamo fare dal primo giorno, sai, in un certo senso credi sempre di avere un disco incredibile, ma per me mancava qualcosa… eravamo una band ma eravamo ragazzini, 19, 22 anni.
MH: Si, un progresso naturale per una band dagli inizi in avanti…
RC: Sei un po’ perso, vai in tour… ma ora siamo sulla trentina, gente cresciuta, quindi penso abbiamo trovato lo stile e la forma, ed ogni cosa che amiamo degli Incite è un nuovo inizio. È una cosa eccitante.
MH: Una domanda sulla copertina (fatta da Dan Seagrave). La copertina di “Oppression” è molto diversa dalle precedenti, in quanto è un dipinto. Non è solo un artwork. Quell’immagine è esattamente ciò che volevate oppure è un concept che vi è stato proposto?
RC: No, è stato esattamente quello che cercavo. Dietro la copertina ci sono gli oppressi con quel fuoco permanente che brucia dentro tutti noi. Non importa quale governo o rapporto personale o decisione che viene presa, sono tutte cose lì per opprimere costantemente… lascia andare, esprimi il tipo di vita che vuoi vivere. Come esseri umani non dovremmo essere qui per venire oppressi, abbiamo quel desiderio focoso dentro di noi che ci spinge ad andare avanti, ad esplorare la galassia, ad esplorare noi stessi in maniera più profonda.
MH: ci spinge a conquistare…
RC: non è un concept album … ma in un certo senso lo è; ho sempre voluto un artwork che sia in linea con le informazioni dei testi.
MH: Beh, sei davanti a due tizi (io e il fotografo, ndr) che quando comprano un disco la prima cosa che influenza la nostra scelta è la copertina. Ed è per questo che io personalmente non ho mai comprato un mp3 in vita mia!
RC: Per me la copertina è molto importante, perché sono cresciuto con Max (Cavalera, ndr) che ha sempre puntato a quelle copertine lavorando con grandi personaggi, e poi abbiamo scoperto che il segreto delle copertine dei Pestilence, Morbid Angel… “Altar of Madness”, e guardarlo lavorare (Dan Seagrave) … guardare cosa fa… dipinge in grandi dimensioni e poi lo ridimensiona per la versione del disco.. e questo è un processo che mi ha sempre fatto impazzire… considerando poi che è un artista al di fuori del giro musicale…. troppo forte… in quanto la sua interpretazione anche per il nostro disco, è compatibile con il mio sogno e la mia visione… sai ho fatto sogni strani dove vedevo le copertine prima che nascessero… sapevo il colore principale…
MH: È come quando scrivo io, parlando di un disco… mi piace un po’ dipingere la cosa…
RC: È esattamente quella la sensazione. Ogni copertina è tanto forte come la nostra musica, e come hai detto tu, molta gente vuole il disco…
MH: Guarda, ci infilo una domanda che ti faccio io, non viene da Alberto. Che mi dici dei testi? Riflettono questo concetto?
RC: RC: Assolutamente! Hai canzoni come “Forced into Life” o “Never Surrender” che è la nostra canzone di apertura, e il ritornello parla proprio del fuoco che ti brucia dentro, che non moriremo mai… e quello è poi finito sulla copertina. Penso che tutti i miei testi in ogni album sono sempre stati… non sono cose senza senso, storie di fiabe o bugie o delle cagate che ho trovato che sono fiche. È tutta roba che fa parte della mia vita e del mio lavoro. In un certo senso credo che questa band è un po’ una rivoluzione politica per potare i ragazzi a pensare in una vita differente. Sai, canzoni come “I Want It All”…
MH: …queste dovrebbero essere le radici del metal…
RC: Yeah! … canzoni come “I Want It All”… una grande base ma penso che tutti vogliono tutto nel mondo, sai, vuoi sempre di più, sempre, così con questa canzone che ribadisce il concetto, sai, il silenzio… poi arrivi al punti che senti le opinioni della gente e ad un certo punto esplodi “no! Zitti! Non vi voglio sentire più, per me non contate nulla!”. Sono sempre stato molto, molto, molto serio con i miei testi. Ci metto mesi a farli e dopo aver sentito la musica… e riscrivendo, riscrivendo, riscrivendo fino a quando arrivo dove voglio, e non mi fermo mai. Voglio dire, siamo in studio di registrazione e io anche li cambio delle cose. Amo questo lato dei testi. Ed io lo so fare. Rappresenta, sai, la mia forma di manifestazione al mondo…
MH: A quanto pare prima di entrare in studio avete fatto delle jam con Steve Evetts (produttore) per una settimana. Ci sono stati grandi cambiamenti tra la musica suonata prima e quella poi incisa? Voglio dire, dopo questa session con lui, il materiale che avete poi registrato, ne è stato influenzato?
RC: C’erano delle cose… quando scrivi… no, quel che facciamo è che praticamente uno dei ragazzi manda via internet la roba, ognuno fa la sua parte, e quando finalmente ci troviamo assieme le cose cambiano in quanto le suoniamo in un contesto live. E poi con l’aggiunta di Steve, credo abbia creato una buona formula strutturata per noi, che non è solo il volere una canzone aggressiva qui, lì o meno… sai, rende la canzone con più beat. Più impatto. Completamente scatenata dall’inizio alla fine. Credo che in questo ci abbia aperto gli occhi.
MH: Registrate in presa diretta assieme o registrate ogni singolo strumento e poi fare il mix?
RC: Per due settimane abbiamo suonato live registrando solo la batteria. Poi ognuno ha fatto il resto da solo. Ed è una cosa fica, che non avevamo mai fatto. Di solito il batterista viene, registra e se ne va, poi ciascun altro fa la sua roba individuale.
MH: Quindi registrare come dal vivo, tenete solo la batteria e poi ci aggiungete di nuovo gli altri strumenti…
RC: Si, così hai la vibrazione naturale della batteria… cosa stupefacente.. si, davvero… e credo lavoreremo con lo stesso tizio anche il prossimo disco, amo veramente il lavoro che ha fatto.
MH: Infatti la prossima domanda parla di questo. La vostra musica è piena di groove, a suo modo estrema, suona contemporanea e con elementi thrash e modern metal. Questo modo di suonare si sta diffondendo in Europa. Negli Stati Uniti avviene lo stesso? Ci sono molte band con un sound come gli Incite?
RC: Penso sia dove molta gente inizia a rendersi conto che siamo stati una specie di pionieri in qualcosa, sai, questo groove esplosivo, ma non è quel groove… quello che è un rap… ci eravamo stancati di tutta quella roba che ad un concerto tutto quello che senti è un “tah tah tah tah” (imita un nervoso e monotono blast beat, ndr)… dove non trovi emozioni … quelle emozioni che ti entrano, con il tuo spirito … lo stato mentale… sai che vuoi percepire quelle sensazioni e hai la musica che ti scorre dentro, quell’aggressività… sai.. una idea sbagliata sul metal è che più è veloce è più è pesante. ASSOLUTAMENTE NO! Penso si possano fare cose più lente ma con molto più dietro, più forza piuttosto che provocare solo emorragie cerebrali a chi ascolta la canzone. Per noi era creare un sound, penso che oggigiorno puoi veder un sacco di band che sono influenzate dagli Incite. A casa nostra, in America, ne vedo tante… hanno i loro vent’anni, e fanno quel che io facevo dieci anni fa. Come è successo? Ed è una bellissima sensazione, in quanto noi facevamo quello che la gente definiva con ‘non sei troppo pesante’, ‘non sei….questo e quello’; noi sapevamo cosa volevamo e abbiamo fatto “The Slaughter”, che per me è un classico dell’underground, dall’inizio alla fine. Vedi gente che viene e canta le canzoni, anche ora che ormai è uscito da un bel po’ (nel 2009, ndr)… ed ora cercano nel nostro catalogo, cercano le release vecchie per provare a vedere com’eravamo, per capire la storia dal 2007 in poi…
MH: Bene, l’ultima… anche perché fra poco vai onstage! Ora in tour con Gorgoroth e Melechesh, due band molto diverse da voi. Poi in tour con Ill Nino e Ektomorf, con un sound più prossimo a voi. Cosa ti aspetti da questo tour e dal prossimo? Cosa mi puoi dire del pubblico che vi ha visti in azione fino a ora con Gorgoroth e altri: avete ottenuto buone risposte dalle platee?
RC: Questo tour ha superato ogni mia minima aspettativa! Ed ancora una volta c’è quell’aggressività dal vivo, nella musica che è in relazione con tutti, che a te piaccia l’heavy metal, il death metal, il black metal… alla fine è sempre metal. Noi abbiamo quegli elementi che la gente percepisce, e notte dopo notte… voglio dire, la notte scorsa a Monaco siamo stati la prima band di questo tour intero ad avere del pogo… ad un concerto black metal… cosa che non credo di aver mai visto in vita mia. L’altro giorno abbiamo fatto una foto al banchetto del merch con ragazzi truccati con il corpse paint… noi non l’avremmo mai immaginato, ma se guardi alla storia di questa band e con chi abbiamo suonato, allora possiamo davvero suonare con chiunque. E questa è una cosa fantastica. Siamo stati in tour con Cancer Bats, 36 Crazyfists, Tengger Cavalry che è una folk metal band ed ora andremo con Devildriver, e poi Anaal Nathrakh che fanno… e poi ci sono i Gorgoroth che fanno black metal. E c’è sempre stato un pubblico e noi abbiamo spaccato il culo… indipendentemente dal fatto che fossero li per noi o no, e alla fine credo abbiamo guadagnato il rispetto …e questo dimostra quanto il Metal sia bello. Ti può piacere qualsiasi cosa ma alla fine il metal è il migliore, con aggressività e rabbia che saranno sempre quelle… che tu parli male di dio, or della politica o di una persona in particolare. Si traduce tutto nella stessa maniera. Noi siamo stati fortunati ad avere questa opportunità nella vita. Perché credo siamo una delle poche band là fuori che è andata in tour con uno spettro così ampio di altre band. Amiamo la sfida. Vogliamo essere fichi davanti qualsiasi pubblico, perché alla fine della fiera vai ad uno spettacolo degli Incite e poi dopo cinque anni ci torni e c’è gente con il corpse paint… ma siamo tutti metalheads… nello stesso posto a guardare la stessa band sul palco.
MH: Sarebbe divertente vedervi come supporter di una glam metal band…
RC: Ma noi lo faremmo volentieri! Se ci offrono un tour lo prendiamo eccome!
MH: Visto che hai parlato del pubblico, beh, manda un messaggio ai lettori diMETALHEAD.IT e a tutti quelli, sparsi nel mondo, che leggeranno questa intervista.
RC: Come detto, diffondete il verbo del metal, degli incite… che vi piaccia il black metal, il death metal o l’heavy metal… siamo una unica famiglia nel metal… diffondente il verbo, supportate i musicisti che amate, supportate le bands del vostro paese… perché ne abbiamo bisogno tutti. Corna in alto!
(Luca Zakk / Alberto Vitale. Foto Intervista: Enrico ‘Burzum’ Pauletto. Foto live: Monica Furiani Photography)